E’ morto a 81 anni, stroncato da una malattia, Angelo Incandela, maresciallo in pensione della Polizia Penitenziaria del carcere di Cuneo. Ha lavorato negli anni più controversi della nostra storia recente. Si è spento all’Hospice di Busca.
Originario di Sulmona (L’Aquila), si arruolò nella polizia e fece una lunga gavetta come agente di custodia nelle carceri di Mamone in Sardegna, quindi a Varese, Volterra, Fossano e Mondovì, per poi assumere il comando della casa circondariale di Cuneo (dal 1978 al 1992).
Incandela è stato coinvolto nell’inchiesta sul sequestro di Aldo Moro – diceva di essere in possesso di informazioni riservate – ed è stato anche testimone al processo contro Giulio Andreotti. Fedelissimo collaboratore del Generale Alberto Dalla Chiesa, avrebbe ricevuto proprio da lui l’ordine di registrare alcune conversazioni tra alcuni carcerati e i loro familiari.
Poi, di lui si ricorda l’incontro con il giornalista Mino Pecorelli, la vicenda dei documenti segreti su Aldo Moro, che sarebbero entrati mascherati da salame nel carcere di Cuneo: la storia d’Italia si incrocia con il Cerialdo, dove in quegli anni sono detenuti diversi brigatisti.
Missioni delicate
Fu inviato in missioni straordinarie e delicate nelle carceri di Marassi a Genova, all’Asinara di Sassari e all’Isola di Pianosa. A Incandela, collaboratore del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e dei servizi segreti, si devono alcuni dei pentimenti decisivi nella lotta al terrorismo durante gli «anni di piombo», tra i quali spicca quello di Patrizio Peci, brigatista rosso detenuto a Cuneo.
Contribuì anche all’arresto di agenti di custodia corrotti, sventò tentativi di evasione e sommosse, salvò colleghi. Testimoniò anche al processo a Giulio Andreotti (1997, Palermo) per l’omicidio di Mino Pecorelli, giornalista assassinato a Roma nel 1979. Nel 2008 fu implicato in un’indagine per corruzione.
Sul sequestro Moro, sostenne di essere in possesso di informazioni importanti e delicate. Per questo, a febbraio, era ancora stato sentito a Torino dalla Commissione «Moro 2». La cronaca della sua versione dei fatti e della sua carriera è riportata nel libro «Agli ordini del generale Dalla Chiesa», pubblicato nel 1994.
Onorificenze
Angelo Incandela fu insignito delle onorificenze di Cavaliere della Repubblica, Commendatore, Ufficiale e Grande Ufficiale (nel 2003 dai presidenti Ciampi e Berlusconi). Appassionato di ciclismo, montagna e pesca, abitava in via Don Minzoni a Cuneo con la moglie Maria Teresa Manzo, che lascia insieme alle figlie Sabrina, Roberta, Elisabetta e i nipoti.
Fonte http://www.poliziapenitenziaria.it