Cosenza. Sequestra e picchia la convivente per tutta la notte. Arrestato dalla Polizia

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Nella trascorsa notte personale della Polizia di Stato a seguito di serrate ed ininterrotte indagini, ha tratto in arresto a Cosenza per i reati di maltrattamenti in famiglia e violenza privata  G.P. 36 anni, “censito penalmente per precedenti di polizia inerente gli stupefacenti, autore di numerose e reiterate condotte violente in danno della propria convivente che, a causa delle violenze subite riportava numerosi contusioni al viso e al corpo ed un leggero trauma cranico con prognosi di 25 giorni”.
La Questura di Cosenza così ricostruisce: “In particolare, l’arrestato dopo aver sottoposto la vittima a inaudite violenze fisiche e morali, iniziate fin dal tardo pomeriggio di venerdì, obbligandola a restare con lui durante la notte nonostante i continui episodi di violenza nei suoi confronti, la privava del suo telefono cellulare e le impediva di andare via. La vittima, nella tarda mattinata del sabato, soltanto dopo che il convivente si addormentava, riusciva a scappare chiedendo un passaggio ad un automobilista in transito e a rifugiarsi presso l’abitazione della madre. L’arrestato, dopo essersi svegliato e accortosi della fuga della sua convivente la rintracciava presso l’abitazione della madre dove iniziava a minacciarla di morte e a lanciare pietre verso il balcone dell’abitazione e successivamente cercava di sfondare il portone di ingresso. Il tempestivo intervento degli agenti, allertati sul numero di emergenza 113 da parte della vittima, metteva in fuga l’arrestato che, dopo lunghe ed ininterrotte ricerche veniva rintracciato, nel pomeriggio, presso la Stazione Vaglio Lise in procinto di prendere il treno per Paola. Alla luce di tutti gli elementi di reità raccolti, che delineavano un quadro probatorio chiaro, preciso, concordante ed inconfutabile, G.P. veniva tratto in arresto per violenza privata e maltrattamenti in famiglia, per aver con condotte reiterate e perduranti nel tempo malmenato la vittima procurandole lesioni personali guaribili in 25 giorni, nonché minacciato di morte costringendola a subire e tollerare il ritiro del cellulare e gravi limitazioni della libertà personale.
Dopo le formalità di rito, G.P. veniva tradotto in carcere come disposto dal P.M. di turno”.

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