C’era, poco male, anche qualche giovane e passionale energia a spiegare il senso di un impegno politico che, altrimenti, sarebbe restato ancorato a logiche (e volti) d‘antan’. L’assemblea fondativa salernitana di Art. 1 – Mdp, voluta dal deputato Michele Ragosta ha chiamato a raccolta una platea non numerosa e nemmeno tanto eterogenea: seduti in ordine sparso nella sala-congressi del Polo Nautico, apparsa per la verità un tantino abbondante, si sono visti Gerardo Calabrese, Marco Petillo, Luigi Crucito, Andrea De Simone, i Mucciolo (padre e figlio), Radetich un manipolo di consiglieri comunali di provincia e, ovviamente, l’assessore Mariarita Giordano ed i consiglieri Carbonaro e Ventura.
Nell’introduzione Ragosta cita slogan ad effetto (“Stiamo costruendo un partito che serva all’Italia e agli italiani; sarà aperto, democratico, socialista e riformista; sono state le politiche ultraliberiste renziane a farci uscire da quella casa”; “ci candidiamo a rappresentare il malessere esplicitato nel no al referendum”; “saremo intransigenti e radicali sui temi della povertà: ci rivolgiamo a tutti i disoccupati italiani ed allo stesso modo tratteremo il tema del Mezzogiorno”); il giovane aderente Francesco Marino Iandiorio ha fatto riferimenti alti al marxismo, poi è stata la volta della cilentana Maria Cammarano. Passionaria nelle parole quanto fine nei modi, ha detto: “Le leadership dei tre maggiori partiti non hanno collegamento con le rispettive basi elettorali; in essi non v’è traccia di tradizione ed identità ideologica. Per questo non dobbiamo avere paura di definirci ‘partito di sinistra’ e di salutarci tra ‘compagni’. Per dettare l’agenda politica del Paese l’obiettivo dev’essere chiaro: alle politiche dovremo raggiungere il 10% sapendo che sotto l’8% il progetto politico avrebbe fallito”. Parole che innescano un altro (inaspettato) passionario: il sindacalista Angelo Rispoli che introduce il tema-Salerno: “Sentire il Governatore affermare che chi percepisce lo stipendio è fortunato, fa male. Questo tipo di approccio sta svilendo il tema-lavoro in città: allo sciopero di Salerno Pulita, azienda da 450 lavoratori, Cgil, Cisl e Uil erano nel Salone dei Marmi a convegno invece di stare in piazza. Il tema perde di attualità e passa sotto traccia che un giovane produca un reddito (a nero) lavando i piatti nei locali della movida o che le opere restino incompiute perché appaltate con il massimo ribasso. Intanto Salerno Mobilità sta per essere inglobata nella nascente holding mentre, per la mancata raccolta della spazzatura del sabato legittimata da una delibera dell’ex assessore Calabrese, siano stati avviati già 12 provvedimenti disciplinari”. Pasquale Mucciolo (Associazione punto rosso) conferma di aver lasciato “i socialisti di Nencini ancellari di Renzi” per essere passati “con quelli in movimento di Bobo Craxi”.
Resta aperta la questione del mini-strappo in maggioranza al Comune di Salerno: dopo l’irrigidimento di Carbonaro e Ventura sul bilancio diventa d’improvviso delicata la posizione dell’assessore Mariarita Giordano. Il deputato Davide Zoggia ascolta tutti, riflessivo. Poi chiude la manifestazione.