Migranti-shoc: il racconto delle torture nei ‘campi di concentramento’ in Libia. Arrivati in Sicilia tentano di linciare l’aguzzino

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Ha torturato, seviziato e stuprato i migranti rinchiusi nella “safe house”, in Libia, prima che partissero verso le coste italiane. Per questo motivo la Squadra mobile di Agrigento ha fermato e arrestato un 20enne ghanese sbarcato a Lampedusa lo scorso 5 marzo responsabile dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta, al sequestro di persona, alla violenza sessuale, all’omicidio aggravato e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nei giorni scorsi, l’uomo è stato sottratto da un tentativo di linciaggio da parte di alcuni immigrati che lo avevano riconosciuto come il responsabile delle torture subite in Libia. Dal racconto dei migranti è emerso che gli stessi venivano sottoposti a sevizie, anche in diretta telefonica con i propri parenti, ai quali veniva richiesto il pagamento di un riscatto per porre fine alle sofferenze dei loro cari. Queste alcune delle atroci testimonianze raccontate dai migranti: “Ogni volta che dovevo telefonare a casa, lui mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione e, così immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi, tanto da rendermi quasi impossibile la deambulazione”. “Spesso collegava degli elettrodi alla mia lingua per farmi scaricare addosso la corrente elettrica”. “Porto ancora addosso i segni delle violenze fisiche subite, in particolare delle ustioni dovute a dell’acqua bollente che mi veniva versata addosso”.

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