In esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, personale della Polizia di Stato – Squadra Mobile di Catania, in collaborazione con personale della Squadra Mobile di Cagliari, ha tratto in arresto a Cagliari Michael Uyi Aigieator (classe ’83) e Pamela Ehigiator (classe ’90) gravemente indiziati dei reati di tratta di persone e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con le aggravanti di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate – facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza – e di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale ed al fine di trarne profitto.
La Questura scrive: “Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti di un’attività di indagine di tipo tecnico, coordinata dalla locale D.D.A. ed avviata dalla Squadra Mobile di Catania – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione – sulla scorta delle dichiarazioni rese nel mese di aprile 2016 da una cittadina nigeriana di appena 15 anni, “Sweet” – nome di fantasia – giunta presso il Porto di Catania il 20 marzo 2016 a bordo della nave della Guarda Costiera romena “Mai 0201”. La minore aveva riferito di aver conosciuto in Nigeria, tramite una parente, dei coniugi connazionali dimoranti in Italia che si erano offerti di organizzarle il viaggio verso l’Italia, ove l’avrebbero accolta: Sweet, per sfuggire alle condizioni di estrema povertà sofferte dal nucleo familiare nel Paese di origine, aveva accettato e aveva così assunto un debito pari a 30mila euro verso la coppia, debito che avrebbe dovuto ripagare con l’esercizio del meretricio. La minore aveva anche precisato di esser stata sottoposta ad un rito voodoo presso l’abitazione di un “Ju Ju man” a Benin City e di aver in tale occasione conosciuto un’altra giovanissima ragazza, “Beauty” – nome di fantasia – anch’ella destinata ai due coniugi e che, unitamente alla minore, aveva affrontato il viaggio dalla Nigeria sino all’Italia (quivi giunte le due ragazze erano state tuttavia separate). L’attività tecnica avviata a seguito delle circostanziate dichiarazioni della minore consentiva di acquisire da subito preziosi elementi investigativi a conforto del suo racconto: emergevano, infatti, plurimi riferimenti a Sweet, quale vittima della tratta, ma anche all’altra connazionale, Beauty , che era già ospite dei coniugi e dai quali era stata prontamente avviata alla prostituzione. Le indagini permettevano di riscontrare altresì che i due indagati, anche avvalendosi del contributo di una complice in Nigeria (che fungeva da reclutatrice/selezionatrice delle giovani vittime ed, inoltre, riceveva quale cassiera continue rimesse di denaro), si muovevano agevolmente nel settore del traffico di giovani connazionali da far prostituire in Italia ed erano continuamente alla ricerca di nuove giovani connazionali da far giungere in Italia onde immetterle nel circuito della prostituzione su strada e giovarsi dei loro guadagni. L’apporto della complice in Nigeria permetteva, altresì, ai due indagati di ordire strategiche minacce e rappresaglie ai danni dei familiari di Sweet, allo scopo di costringere quest’ultima ad allontanarsi dalla comunità per minori ove era stata collocata dalle Autorità italiane, onde salvare i parenti da nuove e più gravi ritorsioni. L’attività di indagine consentiva di appurare come in effetti, le ripetute intimidazioni riuscissero a realizzare lo scopo dei coniugi: la minore, evidentemente terrorizzata dai racconti dei familiari, ad un certo punto abbandonava la struttura che la ospitava per unirsi ai propri aguzzini e, tuttavia, grazie all’immediato intervento del personale della Squadra Mobile, veniva rintracciata e nuovamente tutelata presso una struttura protetta.
I due coniugi, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, promuovevano, organizzavano, finanziavano ed effettuavano il trasporto illegale di Sweet, della giovanissima Beauty e di altre cittadine nigeriane, avvalendosi di servizi offerti dai correi in Nigeria ed in Libia, ove utilizzavano connection houses per la permanenza delle donne prima dell’imbarco alla volta dell’Italia su natanti di fortuna, occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, ad alto rischio di naufragio, reclutando le giovani per destinarle alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale al fine di trarne profitto. Nel corso dell’esecuzione della misura restrittiva, all’interno dell’abitazione dei coniugi indagati, venivano rintracciate due giovanissime cittadine nigeriane, una delle quali identificata per Beauty. Espletate le formalità di rito, i fermati sono stati associati presso la casa Circondariale di Cagliari”.