Più che improvvisi decolli in jet privati, vertici estivi e pronostici da toto-allenatore, Paulo Sousa dimostra di aver bisogno del campo e dell’affetto sincero della ‘sua’ gente.
E’ bravo a cogliere entrambi nel pomeriggio del 7 luglio. Al Mary Rosy incontra e riorganizza i calciatori che in mattinata avevano effettuato le visite mediche al Check Up.
Prima, però, un non banale saluto alla società: ci sono il team manager Salvatore Avallone, l’addetto stampa Gianluca Lambiase, la segretaria del settore agonistico Gabriella Borgia, il fotografo ufficiale Francesco Pecoraro i magazzinieri e lui, il direttore Morgan De Sanctis che resta in ufficio al secondo piano della palazzina interna al complesso fin quasi a notte.
Infine la stretta di mano con lo staff medico capeggiato dal dottore Italo Leo.
Al termine della sgambatura, quando oramai gli occhiali da sole non occorrono più, un breve ma intenso incontro con i tifosi.
Salerno non opprime. Lui scorge un bambino: ferma l’auto, scende. Selfie personalizzati con tutti e firme sulle maglie. Poi con il piccolo Andrea, tifosissimo granata nato a Bologna con padre e zia salernitani, scambia qualche simpatica battuta sulla marcata abbronzatura e sui ‘pericoli’ del sole.
Quando un ragazzo afferma “meglio qua che a Napoli, mister…” lui riflette, una pausa e poi dice: “Bellissima questa città, ragazzi…”. Stop polemiche, chiuso.
