Cinque navi in due giorni: sette/ottomila crocieristi tra capoluogo, Costiera, Paestum e Pompei. Un concentrato di poche ore rivoluziona il rapporto tra porto e città. Nei giorni 1 e 2 ottobre lo scalo, per la prima volta, dimostra quanto può allargare la propria utilità a una fetta ben più larga di operatori economici.
Pullman, taxi, bar, ristoranti, traghetti delle Vie del Mare negozi ma anche musei e, in generale, tutto quanto ruota attorno all’attrattività turistica di una città – forse sonnacchiosa quando propone se stessa – ma eccitata allorquando le occasioni sono ghiotte.
Tutti coloro che si sono fatti trovare pronti hanno messo in piazza la loro offerta. E ne hanno beneficiato. Così come l’immagine di Salerno quale città bella e sicura anche se troppo poco curata.
“In media ogni crocierista spende sul territorio, quando lascia nave, 60 euro” riafferma Orazio De Nigris, AD della Salerno Terminal Passeggeri.
Aguardare i tavoli dei ristoranti, l’affluenza dei negozi, la fila dei taxi alla stazione marittima, quelle di stranieri alla biglietteria per i traghetti ed i pullman pieni, il concetto assume immediata concretezza.
Seppure fossero stati ‘solo’ tremila i crocieristi in città, in questi due giorni il sistema-Salerno avrebbe ‘fatturato’ 180.000 euro, oltre i costi per i servizi delle navi alle banchine. Nessuna altra attività portuale garantisce tanto in così poco tempo. Numeri che potrebbero addirittura quadruplicare se l’irgano di governo dello scalo decidesse per la riconversione crocieristica e passeggeri anche dello storico molo 3 Gennaio.
Numeri che, a qualsiasi altra latitudine, porterebbero a ripensare allo sviluppo del porto in chiave-passeggeri. Decisamente.