Emergenza sbarchi di clandestini in Calabria. Ai sequestri di due imbarcazioni con 127 migranti a bordo del 21 e 22 agosto segue quello delle scorse ore.
Intercettata nel crotonese nella notte tra il 1 e 2 settembre una imbarcazione a vela, diretta verso le coste nazionali. L’attività si è conclusa con il fermo di tre trafficanti e il sequestro dell’imbarcazione.
La Guardia di Finanza ricostruisce i fatti. Si legge: “Attività di vigilanza preventiva del mare nazionale: una unità navale della polizia di frontiera romena è impiegata – in cooperazione con le autorità italiane – nell’ambito di una missione Frontex dell’Unione Europea a rinforzo del dispositivo nazionale di polizia in mare. Ha segnalato, alla mezzanotte di ieri, una imbarcazione sospetta che dirigeva verso la costa nei pressi di Capo Rizzuto (Crotone). La segnalazione ha permesso di allertare il dispositivo di contrasto della Guardia di Finanza”.
I fatti – “Da Crotone hanno preso il mare due unità navali della Guardia di Finanza, per intercettare l’imbarcazione. Obiettivo era anche individuare i facilitatori a bordo, impedendo loro di avvicinarsi troppo al litorale, sbarcare e dileguarsi a terra. L’imbarcazione, uno yacht a vela monoalbero di circa 15 metri di lunghezza, è stata abbordata, a poche miglia da terra.
I finanzieri hanno preso il controllo della barca a vela prima che a fossero sabotati il motore o gli organi di governo al fine di simulare una situazione di emergenza. Sono così stati sorpresi tre sospetti trafficanti (un russo, un turco e un ucraino) ai posti di comando del natante. La barca è stata scortata in sicurezza sino al porto di Crotone dove è giunta nelle prime ore del mattino del 2 settembre.
A bordo oltre ai tre sospettati, trovati 75 migranti di cui una donna, di nazionalità iraniana o irachena. Presumibilmente sono partiti da porti turchi quattro o cinque giorni fa.
Giunti in porto i migranti sono stati consegnati alle autorità preposte all’accoglienza.
I trafficanti poco prima di essere abbordati avevano tentato di simulare una situazione di emergenza. Fatta una chiamata telefonica ai numeri di pubblica utilità. Si tratta di una tattica più volte utilizzata in situazioni simili dai trafficanti. Lo scopo è ottenere il tempo necessario a sabotare la barca e allontanarsi. Oppure nascondersi tra i migranti stessi. Tempo necessario ai criminali per gestire convenientemente la situazione e sfuggire all’identificazione e alla successiva incriminazione.
Ciò in quanto le motovedette del soccorso in mare non si avvicinano come le unità di polizia. Queste ultime operano di soppiatto, con tattiche finalizzate a massimizzare le possibilità di scoprire i responsabili mentre sono intenti a perpetrare la loro condotta illecita.
L’azione di prevenzione e repressione dei traffici criminali collegati alle migrazioni è possibile attraverso una costante attività di sorveglianza aeromarittima. Essa permette, come in questo caso, di individuare e intercettare i criminali prima che possano arrivare a terra far perdere le proprie tracce e poter, così, organizzare e condurre ulteriori remunerative traversate”.
Conclusioni – “Settembre conferma l’intensità del trend riguardo agli arrivi di migranti via mare che interessano le coste ioniche delle Calabria. Flusso che pone una serie di problematiche sia in materia di sicurezza che dal punto di vista sanitario.
Questo traffico, tuttavia, è combattuto da una costante attività repressiva da parte delle autorità. Emerge nel suo ruolo di polizia del mare, la componente aeronavale del Corpo della Guardia di Finanza. Il Reparto Aeronavale di Vibo Valentia è supportato dalle articolazioni operative aeree e navali del Comando Operativo Aeronavale di Pomezia della GdF. Opera in piena sinergia con le Capitanerie di Porto in mare, la Polizia di Stato e i Carabinieri a terra. Inoltre con i vari enti che, coordinati dalle prefetture, consentono la gestione dei migranti senza esporre a rischi la cittadinanza”.