Dramma-amianto, il killer silenzioso continua ad uccidere

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Riceviamo e pubblichiamo

di Matteo Lai*

Nel nostro Paese la fibra killer ha lasciato una lunga scia di morti. Nelle città con fabbriche per la produzione dei derivati ma anche tra coloro la cui unica colpa era di essere nati troppo vicini a una discarica abusiva o inconsapevoli dirimpettai di tettoie pericolose.

I nostri centri urbani sono concentrazioni di amianto. Questo materiale per le sue proprietà di isolante termico e acustico è stato adoperato in maniera massiccia nel settore edile. Grondaie, tubi, tramezzi, piastrelle. Sotto forma di composito fibro-cementizio, noto come Eternit, venne usato per fabbricare tegole, pavimenti, canne fumarie. Per la sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa, per realizzare tessuti e indumenti a prova di fuoco.

Nel campo automobilistico era impiegato per vernici, parti meccaniche, materiale d’attrito per freni e frizioni. Ma era utilizzato anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni e come componente dei ripiani per la panificazione.

L’amianto, o asbesto, è un minerale dalla struttura cristallina composta da silicato di magnesio, calcio e ferro. Si presenta sotto forma di fibre. È un materiale con caratteristiche formidabili: ignifugo, chimicamente stabile, resistente alla putrefazione e alla corrosione.

Si scompone in fibre tanto sottili da poter essere inalate facilmente. Quando accade si depositano nei polmoni e le loro caratteristiche ne impediscono lo smaltimento. Generano malattie molto gravi dal periodo di incubazione lunghissimo (oltre 30 anni) che ha portato in passato a ignorare i pericoli di questo materiale.

L’asbestosi è la formazione nel polmone di lesioni cicatriziali irreversibili che possono causare gravi difficoltà respiratorie. Il carcinoma polmonare è il tumore maligno più frequente mentre il mesotelioma della pleura è un tumore altamente maligno della membrana di rivestimento del polmone (pleura).

L’esposizione all’amianto può portare con sé tracce indelebili e non c’è una dose minima al di sotto della quale possiamo essere sicuri di non ammalarci.

Cessarne la produzione non ha significato la cessazione dei rischi. I malati e i morti sono previsti ancora per parecchi anni. Le malattie da amianto si manifestano molti anni dopo l’esposizione (tempo di latenza) soprattutto se non si interviene per eliminarlo definitivamente dagli ambienti in cui si vive. I sintomi dell’asbestosi possono comparire 10-20 anni dopo l’esposizione, mentre i segni dei tumori correlati all’amianto possono manifestarsi anche dopo 40 anni.

Già nel 1930 l’Inghilterra lanciò l’allarme amianto, nel 1943 la Germania riconobbe nell’inalazione di polveri di amianto la causa di gravi patologie respiratorie. Nel 1983 l’Islanda fu il primo Paese a bandire completamente l’amianto. Solo nel 1992 questo materiale venne vietato in Italia e in Europa.

La storia della ricerca scientifica su amianto e salute è fondamentale. In tutte le cause intentate contro gli interessi degli industriali, questi si sono sempre difesi sostenendo che all’epoca dei fatti gli studi sul pericolo amianto erano molto controversi. Ma la ricostruzione storica mostra il contrario. Questo ritardo scellerato ha inciso sulla salute di migliaia di persone.

Il problema legato alla diffusione nell’aria di fibre di amianto è dato dal possibile deterioramento del materiale ma anche dal suo danneggiamento. Acqua, vibrazioni, invecchiamento, perforazione, taglio.

Disgraziatamente l’esposizione all’amianto non è solo involontaria, ma sconosciuta. Le fibre sono microscopiche, insipide, inodori e soprattutto possono essere ovunque.

Va ricordato che questo materiale è ancora molto utilizzato in tanto Paesi. Ancora oggi sono circa 100 000 le morti per malattie legate all’amianto.

La bonifica dell’amianto può avvenire utilizzando tre diversi metodi con un costo che varia dai 25 euro/mq fino ai 9 euro/mq, in base alle metrature da trattare.

La rimozione è il procedimento maggiormente utilizzato perché elimina ogni potenziale forma di esposizione. Gli svantaggi sono legati ai livelli di rischio cui sono esposti i lavoratori e la produzione di contaminanti ambientali che vanno smaltiti in determinati depositi.

L’incapsulamento è un trattamento che prevede l’uso di prodotti penetranti e ricoprenti che permettono di inglobare le fibre di amianto. Non provoca rifiuti tossici e non è pericoloso per gli addetti ai lavori e per l’ambiente. Però ha il problema di poter subire alterazioni che ne compromettono l’efficacia.

Altro metodo è il confinamento che consiste nel posizionare una barriera a tenuta che divida le aree che vengono utilizzate all’interno dell’edificio dai luoghi dove è collocato l’amianto. Il processo è accompagnato da un trattamento di incapsulamento ed è necessario un programma di controllo e manutenzione.

In Italia, per poter smaltire l’amianto si deve fare riferimento ad aziende autorizzate, regolarmente iscritte all’albo regionale delle imprese che effettuano gestione dei rifiuti. La legge non obbliga a rimuovere l’amianto. Secondo la normativa, i proprietari di immobili contenenti amianto devono occuparsi della sua manutenzione e in caso di deterioramento, occuparsi della sua rimozione affidandosi a ditte specializzate.

Quella dell’amianto è una storia terribile, definito il più grande cancerogeno del 900. E’ un dramma che ha attraversato intere generazioni e ha falcidiato intere città. Ancora continua a uccidere: è, e resterà per diversi anni, una questione di scottante attualità.

*fondatore di One World

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