VIDEO – Droga e cellulari in carcere, accusa-choc ad agente penitenziario

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Altro che falla, il sistema di sicurezza all’interno del carcere è da tempo andato a picco. Per responsabilità che prescindono dalla struttura direttiva dell’amministrazione penitenziaria. Ad esempio la miniaturizzazione degli apparati di trasmissione richiede attenzione, tempi nelle perquisizioni e attenzione nella sorveglianza dei colloqui non pretendibili da parte di organici ridotti al minimo”.

Non si spegne l’eco delle parole del Procuratore Capo Giuseppe Borrelli pronunciate a Salerno il 24 febbraio.

L’occasione è la conferenza di illustrazione dell’operazione che ha portato a 47 arresti. Tra cui anche un agente di Polizia Penitenziaria.

Di seguito la ricostruzione della Squadra Mobile di Salerno.

Dispiegamento forze – Ad agire il personale della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Salerno e del Nucleo Investigativo Centrale del Corpo della Polizia Penitenziaria. Forze coadiuvate dalle Squadre Mobili di Firenze, Napoli, Cosenza e Roma. Necessario gli ausili dei Reparti Prevenzione Crimine, di unità cinofili e il supporto di un elicottero della Polizia.

Gli arresti – Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale, su conforme richiesta della DDA di Salerno, nei confronti di 47 persone.

Esse sono ritenute responsabili, a vario titolo, di due associazioni a delinquere finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti ed estorsioni.
L’operazione di polizia si è svolta nelle province di Salerno, Napoli, Firenze e Cosenza.

I fatti – Nel 2019 l’ attività d’indagine della Squadra Mobile con la direzione della Procura della Repubblica di Salerno-DDA, aveva evidenziato illecite introduzioni nella Casa Circondariale di Salerno di apparecchi cellulari oltre che di sostanze stupefacenti da commercializzare nell’ambito della stessa struttura carceraria.

Circostanze corrispondenti, nelle risultanze di altro procedimento le cui attività di indagine sono state esperite dalla Squadra Mobile in co-delega con il Corpo della Polizia Penitenziaria – Nucleo Investigativo Centrale – Nucleo Regionale della Campania.

È emerso che il vertice dell’organizzazione, avesse con i suoi sodali, costituito anche all’interno della Casa Circondariale una ‘piazza di spaccio’. Erano introdotti all’interno del carcere sostanze stupefacenti e telefoni cellulari funzionali all’espletamento dell’attività.

Evidenziato il coinvolgimento anche di un agente di Polizia Penitenziaria in servizio nella Casa circondariale.

L’agente è accusato di introduzione di quantitativi di stupefacenti in carcere dietro compenso elargitogli dal vertice dell’organizzazione attraverso il principale ‘collaboratore’.

Al diffuso commercio di stupefacenti, cellulari e Sim Card si somma la costituzione di una ulteriore associazione criminale operante nell’istituto.

Il vertice dell’organizzazione ha continuato a impartire ‘direttive’ ai più stretti collaboratori. Difatti, la compagine delinquenziale da lui diretta ha organizzato in due zone di Nocera Inferiore, ‘piazze di spaccio’. Dimostrandosi, dunque, particolarmente attiva nell’illecita commercializzazione di stupefacenti.

Le aggressioni – L’indagine ha evidenziato numerose aggressioni ai detenuti che non si ‘inchinavano’ ai promotori dell’ingente traffico di stupefacente. Le spedizioni punitive erano tali da provocare lesioni anche gravi ai danni dei malcapitati.

Piazze di spaccio – Il modus operandi del traffico di stupefacenti era articolato con vere e proprie ‘piazze di spaccio’ all’interno della struttura carceraria.

Alcuni erano addetti alla detenzione della droga all’interno di intercapedini e armadietti nelle celle. Altri erano addetti all’introduzione all’interno del carcere tramite parenti o affini in visita periodica. Essi occultavano i cellulari e lo stupefacente nelle parti intime. Infine l’acquisto di stupefacente in carcere veniva pagato all’esterno tramite postepay ricaricate.

Mercato – L’acquisto dei cellulari all’interno del carcere aveva raggiunto le dimensioni un vero e proprio “mercato”. Infatti bastava ordinare la marca ed il modello per riceverlo consegnato dai visitatori e pagarlo attraverso bonifici alle postepay dedicate.

L’utilizzo avveniva attraverso sim intestate a irreperibili (quasi sempre) extracomunitari. Gli apparecchi erano utilizzati anche per conversazioni con i fiancheggiatori utilizzati per le ricariche postepay e per impartire ordini.

Bilancio – Con la collaborazione di dirigenza del carcere e polizia penitenziaria, sono stati effettuati diversi riscontri investigativi all’interno della struttura. Numerosi sono stati i sequestri di cocaina, hashish e telefoni cellulari.

In particolare: oltre 30 telefoni cellulari e circa 20 SIM card. Oltre un chilogrammo di sostanza stupefacente suddivisa in diverse dozzine di dosi, tra cocaina ed hashish.

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