Porta la data del 10 giugno uno degli interventi politicamente più significativi e diretti della Conferenza Episcopale Italiana. Alla presidenza del massimo organismo di rappresentanza dei vescovi basta una paginetta per argomentare il proprio preciso e netto dissenso alla dinamica parlamentare “di esame della proposta di legge in corso presso la Commissione Giustizia della Camera contro i reati di omotransfobia”. La Cei spiega: “Un esame obiettivo delle disposizioni a tutela ella persona contenuta nell’ordinamento giuridico del nostro Paese fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio. Un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide per cui – più che sanzionare la discriminazione- si finirebbe con il colpire l’espressione di una legittima opinione. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga – per essere tale – un papà e una mamma e non la duplicazione della stessa figura, significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e il dissenso”.
Famiglia tradizionale, baluardo CEI contro nuova legge
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