Un figlio di Castellammare di Stabia martire delle foibe. E’ quanto emerge dalla ricostruzione storica, finalizzata alla produzione di un film sugli eccidi del comunista Tito, che ha portato lo stabiese Antonio Cimmino dell’Associazione Marinai d’Italia a ridare luce alla storia del capitano della Guardia di Finanza Giovanni Battista Acanfora. Vicenda poi ripresa dal cavaliere della Repubblica Francesco Eresiarco, primo firmatario di una petizione con 273 adesioni consegnata alla commissione toponomastica del Comune (ed alla Prefettura) per l’intitolazione di una strada, piazza o altro luogo pubblico. “Il capitano Giovanni Battista Acanfora – racconta Eresiarco – nacque a Castellammare di Stabia il 10 febbraio 1911 in via Santa Caterina 77, nel palazzo detto ‘della Madonna della Libera’. Prestando servizio presso l’ufficio provinciale della polizia economica di Trieste, il 20 novembre 1937 sposò a Fiume Camilla Gottardi da cui ebbe un figlio chiamato Luigi. Il 2 maggio del 1945 presso la caserma di Campo Marzio, con altri 120 finanzieri fu prelevato: si persero le tracce e si presume sia stato infoibato dalle truppe di Tito che invasero Trieste per rappresaglia contro il dominio fascista e che si accanirono, in particolare, proprio contro i finanzieri. A Castellammare di Stabia vivono due vecchi cugini: i fratelli Pina e Francesco Acanfora che ricordano quando, per l’ultima volta, il loro congiunto ritornò: era il 1938 quando lo zio Nicola (padre di Pina e Francesco) volle cresimarlo. Attualmente a Trieste vine Andrea Acanfora, figlio di Luigi il quale, nel 2015, ha ritirato la Medaglia d’Oro concessa dal Presidente della Repubblica in memoria del nonno”.
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