E’ stata un’estate particolarmente movimentata, calcisticamente parlando, quella del 2003. L’Italia pallonara è travolta dal “Caso Catania”, che porterà ad un lunga querelle tra decine di club e la nascita di una Serie B “monstre” alla quale presero parte ben 24 squadre, 46 giornate totali alle quale aggiungere poi, lo spareggio tra la quintultima della Seria A e la sesta della Serie B, ricalcando quanto avviene in Germania con il “Relegationsspiele”.
La Salernitana, fino al 20 agosto 2003, non doveva prendere parte a quel campionato. La stagione precedente, infatti, si era chiusa con una rovinosa retrocessione in Serie C, al termine di un campionato, iniziato con Zeman in panchina, chiuso all’ultimo posto. Tutto cambiò, però, quando la Federcalcio decise di bloccare le retrocessioni e ripescare i granata in cadetteria.
La Salernitana, ripescata, ammazza le “big” e, grazie alla consueta spinta di un pubblico eccezionale, si porta ai margini della zona-promozione
La panchina venne affidata ad un tecnico emergente, con un pedigree da ex calciatore di tutto rispetto, che lo portò a vestire le maglie, tra le altre, di Juventus, Verona e Fiorentina: Stefano Pioli. L’ex difensore gigliato è alla prima esperienza in una squadra professionistica, dopo essersi messo in luce nei settori giovanili di Bologna (vinto un titolo nazionale nella categoria “Allievi”) e Chievo.
Un giovane allenatore che si ritrovò, a soli 37 anni, alla guida di una squadra blasonata come la Salernitana, che solo qualche anno prima aveva debuttato in Serie A e negli anni ‘90 era tra le protagoniste del campionato cadetto, sfiorando a più riprese la promozione nella massima serie professionistica italiana.
Il ripescaggio consentì a Pioli di poter disporre di alcuni elementi provenienti dalla Serie A, tra i quali spiccavano Bombardini e Bogdani: il primo, proveniente dalla Roma, era stato per tre anni un elemento di spicco del Palermo (all’epoca, di fatto, società satellite della compagine giallorossa), tra i protagonisti del ritorno in Serie B dei rosanero dopo alcuni anni di assenza.
Il secondo, invece, era il titolare della nazionale albanese (attualmente il cannoniere “all-time” delle “Aquile”) e proveniva dalla Reggina dove era stato, due anni prima, uno degli artefici della seconda promozione in Serie A dei calabresi.
Una buona squadra sulla carta, un mix di giovani ed esperti che doveva confrontarsi con una Serie B che vedeva la presenza di compagini come Fiorentina, Palermo, Torino, Napoli, Cagliari e Atalanta e puntava, complice anche il ripescaggio “last-minute”, alla salvezza: le quote dei siti scommesse sportive di quell’epoca, d’altro canto, non pronosticavano un torneo di vertice per i campani.
Un finale di stagione avaro di soddisfazioni e l’incubo di retrocedere in Serie C
La disastrosa precedente annata, d’altro canto, invitava l’intero ambiente granata alla “massima prudenza”. La prima parte di stagione, però, entusiasmò i tifosi salernitani. Dopo un avvio di stagione in linea con le attese (5 sconfitte nelle prime 10 partite), la squadra di Pioli iniziò ad esprimere un buon calcio, ottenendo dei risultati importanti. E alla ventunesima giornata, grazie al meritato successo contro il Cagliari di Zola, la Salernitana si ritrovò a soli 3 punti dalla zona-promozione.
I risultati positivi, poi, proseguirono fino alla ventisettesima giornata, culminati da due straordinari successi contro la corazzata Palermo alla Favorita (squadra che vincerà il campionato, guidata da Guidolin e con in campo campioni come Corini e Toni) e il Torino all’Arechi. La Serie B di quell’anno, però, era estremamente lunga ed irta di insidie. La squadra granata, purtroppo, diede vita ad un finale di stagione avaro di soddisfazioni.
La Salernitana non vinse addirittura per dodici turni. E nelle ultime diciannove partite collezionò ben 10 sconfitte. La salvezza, che ad un certo punto del torneo sembrava ipotecata, fu agguantata grazie al doppio filotto di vittorie consecutive contro Como e Genoa, prima, e Ternana e Venezia, poi, che consentirono alla squadra di chiudere a cinque lunghezze dalla zona-retrocessione.
La carriera di Pioli, in seguito, proseguì con l’ambizioso Modena, squadra all’epoca appena retrocessa dalla massima serie, dove disputò due stagioni prima di debuttare in Serie A, con risultati deludenti, nella natia Parma. Di acqua, da quei tempi, ne è passata parecchia. Pioli, dopo tanti anni di gavetta, è diventato oggi uno dei più importanti ed affermati allenatori italiani. Tutto per lui, però, ebbe inizio da Salerno…