La squadra scende dal pullman che, subito dopo un frugale pranzo, l’ha portata in piazza Vittorio Veneto. Il bus riesce a guadagnare l’ingresso della stazione centrale. I calciatori scendono un po’ spaesati: dopo un anno trascorso a porte chiuse si erano disabituati a tanto calore. Gli ultras della Curva Sud Siberiano sono lì da un’ora: ad intonare cori ed a far rullare i tamburi. Come ai vecchi tempi. Davanti a quella stazione punto di partenza per migliaia di trasferte. In ogni categoria.
Cori, energia, colori e l’odore acre dei fumogeni: è come aprire un vecchio libro e riprendere a leggere. Un feedback e tornano in mente le istantanee di mezzo secolo di storia granata, di vita ultras. Non a caso gli adulti, quelli che hanno superato gli ‘anta’ sono tanti. Tantissimi. Per i ‘vecchio stampo’ il nome Salernitana con gli altri nel pantheon del calcio ha un valore unico.
I calciatori s’infilano nella stazione, seguono il mister che è il primo a scendere. Poi, quando il pullman va via e dalle vetrate si percepisce la maestosità della folla la mossa inaspettata. Castori esce, guarda quei tifosi, carica di significato la loro presenza. L’abbraccio è fisico: Castori s’emoziona, stringe i pugni ed alza le braccia al cielo prima di rientrare scortato dal coro “uno di noi”.
I primi punti di questa terza serie A, mister Castori, li dedicherà ai tifosi della Salernitana.