Questa Salernitana toglie gli schiaffi da faccia

0

Singolare assonanza tra lo ‘schieramento a testuggine’ in campo e quello, più metaforico, della società.

La Salernitana opera in una dimensione oramai cristallizzata. La squadra veleggia verso lo storico obiettivo della Serie A, la società lavora al suo fianco per realizzarlo.

Dall’altra parte tutto il resto: salernitani tifosi, salernitani sportivi, stampa e Istituzioni.

Da un po’ di anni sono àmbiti che non si toccano se non nelle occasioni ‘comandate’ delle quali il Covid, peraltro, ha pure rimodulato le dinamiche. Il dialogo è ai minimi storici. Anzi, statisticamente proprio non c’è.

I risultati, ottimi, aiutano a prolungare la ‘pax armata’. Sotto la cenere cova però ancora il fuoco.

Eppure con un minimo di memoria storica, non occorrerebbero grossi sforzi per capire quanto proprio questa Salernitana stia togliendo ai salernitani quegli schiaffi da faccia spesso presi durante la secolare storia dell’ippocampo.

La proprietà dimostrato di essere tra le più solide che esprima il calcio italiano. Tanto che solo nelle ultimissime stagioni hanno indossato la casacca granata calciatori poi protagonisti non solo in serie A ma anche in Champions’ League. Oggi Luis Felipe Ramos è quotato 22 milioni; Strakosha 20, Akpa 3.5.

Calcisticamente il modello è vincente. Per ora nei singoli, in futuro anche come squadra.

La Salernitana oggi vanta un parco-atleti dal valore complessivo di 22.10 milioni. Ha in rosa professionisti dai valori mai visti da queste parti. Manco ai tempi della più recente delle tre partecipazioni alla Serie A.

Quotazioni – I primi sette: Tutino (24 anni, valore 4.5 milioni, sesto calciatore con la più alta quotazione di mercato oggi in serie B); Kiyine (23 anni, 2 milioni); Colulibaly (22 anni, 1.8 milioni); Dziczek (22 anni, 1.4 milioni); Anderson (21 anni, 1.2 milioni); Casasola (25 anni, 950 mila €); Durmisi (27 anni, 900mila €). Quattro sono i nazionali: Veseli, Gyomber, Belec, Djuric.

In questa stagione il saldo del calcio mercato registra un passivo di poco superiore a 1 milione. (fonte: transfermarkt.it).

Società – Finora la proprietà, attraverso le sue articolazioni, ha investito decine di milioni nel progetto-Salernitana. Imprenditorialmente non c’è logica se non nella previsione della complessiva valorizzazione del marchio attraverso la promozione in serie A.

Obiettivo realistico ed oggi apertamente dichiarato anche dai calciatori.

La società, dunque, mostra solidità economica tanto che ad ogni chiusura di bilancio i soci ripianano le perdite. Con questo modo di fare calcio, ad 11 partite dalla fine del campionato la squadra, per cifra tecnica complessiva, è in grado di competere per la promozione diretta in serie A.

Eppure in città la società continua ad essere oggetto di percianti contestazioni. A seconda della posizione in classifica latenti, palesi, virulente.

L’accusa è la stessa dal giorno dopo il ritorno in serie B: la presunta impossibilità del salto in massima serie con la conseguente strategia del galleggiamento in cadetteria… sine die.

Eppure non esiste nessun divieto alla Salernitana di vincere il campionato. Se succedesse, direttamente o ai play off, nella stagione 2021-2022 la Salernitana giocherebbe in serie A. A coronamento del progetto imprenditoriale dei proprietari. Il diritto legittimamente acquisito non potrebbe essere eroso.

Tran tran – Nonostante ciò esiste parte del mondo-Salernitana che tende all’inasprimento piuttosto che alla coesione. All’apertura di voragini da piccole crepe invece che alla solidificazione di un progetto di grande calcio all’Arechi. Così assorbita, la questione spesso scivola sul personale cristallizzando stereotipi ostili che creano frizioni, falciano ogni tentativo di approfondimento, inaspriscono ed alzano muri. In breve: rischiano di indebolire il progetto-Salernitana.

La reazione della società, allora, non è biasimabile. Comprensibile il rinchiudersi nel bunker della sede sociale sulla linea di confine con Pontecagnano, l’isolamento forzato dalla vita della città, la diffidenza, il filo diretto con il cuore della Capitale più che con piazza Casalbore o via Roma.

Il tutto tra frecciatine e silenzi delle Istituzioni che fanno finta di dimenticare che anche la Salernitana lo è.

Nella migliore delle ipotesi sempre lontane da una società controllata solo a Roma, salvo poi mostrare interesse con l’approssimarsi delle scadenze programmate.

Solite dinamiche. Solito film. Solita solfa.

Di diverso c’è  però la ‘scorza’ dei proprietari. L’unica reale ragione per cui, stavolta, davvero il finale potrebbe essere diverso.

Condividi.

Lascia un commento