La Protezione Civile della Regione Campania fa sapere che “proseguono gli interventi in costiera Amalfitana e nel Cilento”. Zone in cui “a causa delle forti precipitazioni si sono determinati fenomeni di dissesto idrogeologico”. In particolare “nel Comune di Amalfi una frana ha interessato la Statale 163”. Aggiunge che “Il Governatore De Luca ha convocato per sabato una riunione con Anas, Protezione Civile e sindaco di Amalfi. Saranno valutate le problematiche create dalla frana e definito un ulteriore piano di interventi”.
Legambiente – Reazione, analitica, da parte di Legambiente Campania. “Frana Amalfi, cambiamento climatico ed il dissesto idrogeologico sono due facce della stessa medaglia. La Campania, rileva il nostro Osservatorio Città Clima, dal 2010 a fine ottobre 2020 ha registrato 60 eventi estremi. Ben il 55% è stato registrato negli anni 2015, 2018 e 2019″.
Nello specifico: “223 danni da trombe d’aria, 14 allagamenti da piogge intense. Inoltre 16 episodi di danni consistenti a infrastrutture o al patrimonio storico a causa del maltempo. Infine 5 esondazioni fluviali e 2 frane”.
Il presidente regionale dell’associazione ambientalista, Mariateresa Imparato, afferma: “Piove fango sulla Campania. E non possiamo sempre pensare al destino cinico e baro. Le frane di Amalfi e nel Cilento dimostrano che serve un cambio delle politiche. Vanno affrontati fenomeni di questa portata. L’Italia è oggi l’unico grande Paese europeo senza un piano di adattamento al clima. Ciò determina che continuiamo a rincorrere le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione. Senza dimenticare che il cambiamento climatico ed il dissesto idrogeologico hanno un rapporto ci causa-effetto.
In Italia dal 1999 al 2019 sono stati 6.303 gli interventi avviati per mitigare il rischio idrogeologico per un totale di poco meno di 6,6 miliardi di euro. La Campania è tra le regioni che hanno ricevuto i maggiori finanziamenti, ben 486 milioni per 381 interventi ma nonostante ciò si conferma una regione dai ‘piedi di argilla’. È evidente che qualsiasi pianificazione territoriale dovrebbe tenere in forte considerazione la componente climatica, che amplifica eventi naturali quali frane e alluvioni e si somma a una serie di fattori come consumo di suolo, impermeabilizzazione, espansione urbanistica, erosione costiera, conservazione delle aree naturali: tutti elementi che devono necessariamente rientrare in una logica di programmazione efficace. Da fare bene e subito”.