(Ri)tornano i comunisti. Sì: quelli originari, quelli con la falce e martello. Nel manifesto c’è molto più della passiva commemorazione. Quel foglio non intende essere solo celebrazione di quello che sarebbe diventato, a fine anni ’70, il più grande partito comunista d’occidente.
E non fa nulla per nasconderlo. Su quel foglio i ‘comunisti della Capitale’ esclamano “Compiuti 100 anni, ricostruiamolo più forte!”.
I manifesti sono su molti muri di Roma. Significativamente sono stati affissi sulla rete metallica dello storico ponticello (anche) pedonale del Pigneto. Quartiere operaio, bombardato e simbolo della resistenza. Poi della lotta politica, delle contraddizioni e della gentrificazione che qui, più che in ogni altro luogo capitolino, è penetrata.
Quartiere che fu covo e comunità che mai ha voluto scrollarsi di dosso la metaforica locuzione pasoliniana di ‘Corona di spine che cinge la città di Dio’.
Reazioni – Duro il commento del senatore Antonio Iannone, Fratelli d’Italia. Afferma: “E’ inconcepibile che venga emesso il francobollo commemorativo del PCI. Una storia di parte non può essere celebrata come se fosse patrimonio di tutti gli Italiani. Senza contare che il comunismo è una ideologia politica che ha ammazzato e che è stata sconfitta dalla storia. Perché nega la libertà dell’uomo”.
Il vice responsabile nazionale del dipartimento-giustizia di FdI stigmatizza l’iniziativa del fracobollo. Il professore Gherardo Marenghi cambia però prospettiva: “Proporrei, invece, un francobollo per il glorioso MSI”.
Probabilmente non c’entra. Il messaggio – parimenti ripetitivo – sui manifesti della grata di fronte, però, è come se – in qualche modo – si legasse…
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