“Peculato, malversazione ai danni dello Stato, turbativa d’asta, falso e omessa dichiarazione ai fini Ires e Irap, commessi nel settore dei servizi di accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale”. Sono questi i capi d’accusa che, nelle ultime ore del 2020, hanno portato la Procura della Repubblica presso il Tribunale Parma ad emettere una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Ordinanza eseguita dagli Ufficiali di Polizia Giudiziaria del Gruppo della Guardia di Finanza di Parma.
Il Procuratore della Repubblica Alfonso D’Avino rende noti i particolari attraverso un comunicato stampa.
Si legge: “Nel provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente. Oggetto del sequestro sono liquidità e beni mobili ed immobili, fino alla concorrenza dell’importo di quasi 1.400.000 euro”.
Il provvedimento cautelare, emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma Mattia Fiorentini su richiesta della Procura della Repubblica, ha colpito il legale rappresentante di una associazione Onlus. “Tale associazione aveva ottenuto dalla Prefettura di Parma, attraverso false autodichiarazioni, la gestione del servizio di accoglienza dei ‘richiedenti asilo’ fin dal luglio del 2015, anno della sua costituzione. Inoltre dal Comune di Parma la gestione di interventi destinati a favore di persone adulte senza dimora in condizione di grave emarginazione”.
I particolari – “Le indagini sono state avviate nel settembre 2018. Esse scaturiscono da un controllo fiscale svolto nei confronti della Onlus, nel corso della quale l’indagato esibiva alle Fiamme Gialle una determina dirigenziale della Regione Emilia Romagna ideologicamente falsa.
Il documento falso era stato formato allo scopo di occultare ai verificatori il fatto che l’ente non possedeva il requisito di iscrizione al registro regionale delle associazioni di volontariato. Il titolo è essenziale per poter usufruire dei benefici fiscali delle onlus e per poter contrattare con la pubblica amministrazione. Pertanto, parallelamente all’attività ispettiva tributaria, veniva avviata una indagine di polizia giudiziaria. Indagine coordinata e diretta della Procura della Repubblica di Parma (Sostituto Procuratore Andrea Bianchi), sviluppata mediante analisi dei flussi finanziari, perquisizioni domiciliari, assunzione di sommarie informazioni testimoniali e riscontri contabili e documentali.
L’attività di polizia economico-finanziaria è stata condotta con un approccio trasversale e multidisciplinare. Approccio metodologico che ha fatto emergere l’utilizzo di false attestazioni per la partecipazione ai bandi della Prefettura e del Comune. Inoltre l’indebita appropriazione di parte dei circa 16 milioni di fondi pubblici così ottenuti, nonché l’omessa presentazione delle dichiarazioni Ires ed Irap del 2 2016, 2017 e 2018.
E’ stato poi contestato il reato di peculato. E’ emerso che l’indagato si è appropriato di consistenti somme di denaro dei soggetti amministrati. Ciò in forza del ruolo di amministratore di sostegno nominato dal Tribunale (e quindi di pubblico ufficiale).
In particolare, nei primi anni di vita dell’associazione, è emersa una dinamica molto precisa. L’indagato, in qualità di amministratore di sostegno di oltre trenta persone, senza alcuna autorizzazione del Giudice tutelare aveva prelevato dai conti correnti intestati a diversi di loro (di cui aveva la disponibilità in virtù del pubblico ufficio ricoperto) somme per quasi 80.000 euro. Somme poi indebitamente confluite nella casse della Onlus o, comunque, utilizzate per sostenere spese riferibili all’associazione. Con finalità che nulla avevano a che vedere con le necessità degli (ignari) amministrati.
In questa prima fase l’indagato ha finanziato l’associazione utilizzando indebitamente i denari delle persone da lui amministrate.
La Onlus, negli anni successivi, ha potuto contare sugli ingentissimi introiti derivanti dallo svolgimento del servizio di accoglienza dei migranti e di sostegno agli emarginati. Introiti derivanti dalle illegittime assegnazioni ottenute sia dalla Prefettura che dal Comune di Parma.
Come emerso dagli accertamenti bancari e contabili, i fondi pubblici elargiti venivano in parte utilizzati/distratti dall’indagato per compiere spese estranee alle finalità del servizio per il quale erano stati erogati.
In particolare, sono risultate addebitate all’associazione spese personali dei soci. Lauti pranzi con pregiati vini francesi, prolungati viaggi all’estero, acquisti di costosi capi d’abbigliamento. Ancora: acquisti di smartphone di ultima generazione, trattamenti di bellezza, pagamento utenze domestiche personali e spese condominiali.
Beneficiari i titolari di carte prepagate accese sui conti correnti della Onlus. Ma anche i destinatari di rimborsi e pagamenti eseguiti direttamente dall’ente.
Inoltre risultano veri e propri trattamenti stipendiali riconosciuti ai soci. Alcuni destinatari di accrediti falsamente giustificati come ‘restituzione di prestiti infruttiferi’. Essi per la maggior parte dei casi, non erano mai stati effettuati.
Infine il ripianamento di debiti personali dell’indagato, dissimulando le uscite attraverso fatture per operazioni oggettivamente inesistenti emesse dal creditore.
Dopo il 2015 si registrano pagamenti di varia natura in favore dei soggetti amministrati dall’indagato. In tal modo veniva ‘restituita’, con fondi pubblici, parte delle risorse loro sottratte nel primo anno di attività dell’associazione.
Tali condotte, puntualmente ricostruite dagli inquirenti, sono state quantificate in un ammontare complessivo di oltre 240.000 euro.
Gli esiti complessivi degli accertamenti hanno consentito di disconoscere la natura giuridica di associazione della Onlus.
Essa è invece da ricondursi ad una vera impresa individuale, gestita secondo criteri di redditività propri di quest’ultima.
Nel primo periodo di operatività l’associazione, agendo con finalità lucrativa, ha sovente sub-appaltato il servizio assegnatole ad altra associazione locale. Quest’ultima le fatturava l’importo delle prestazioni ad un costo minore di quello pattuito tra Onlus e Prefettura.
L’associazione, negli anni, ha compiuto significativi investimenti sul mercato dei titoli mobiliari ed ha acquistato immobili di rilevante valore.
Onlus che ha potuto contare su un numero di dipendenti addirittura superiore a quello dei volontari. L’associazione ha anche garantito la corresponsione di cospicui benefit aziendali ad alcuni ‘soci volontari’. Benefit tali da conferire loro, di fatto lo status di quadri aziendali.
L’amministrazione della struttura era condotta dal solo indagato che si comportava come un amministratore delegato monocratico. Egli confondeva, peraltro, i conti correnti dell’associazione con quelli personali.
Pertanto l’ente operava come una vera e propria impresa commerciale distribuendo parte dei proventi dell’attività ai propri associati.
Tale modalità di gestione, in violazione delle regole che disciplinano il terzo settore, ha generato il disconoscimento della qualifica di ente non commerciale ed i relativi benefici fiscali previsti per gli enti no profit.
Conseguente la riqualificazione dello stesso ad ente commerciale.
Le attività di verifica hanno consentito di constatare un’evasione fiscale, ai fini Ires ed Irap, per oltre 1.150.000 euro.
Il provvedimento di sequestro preventivo è finalizzato alla confisca, fino alla concorrenza dell’importo di circa 1.400.000 euro. Esso riguarda il blocco della liquidità presente sui rapporti finanziari dell’associazione (ora Cooperativa sociale). Inoltre otto immobili e nove autoveicoli.
L’attività portata a termine testimonia la costante attenzione che l’Autorità Giudiziaria e la Guardia di Finanza pongono nel contrasto dei fenomeni di truffa e frode in danno dell’Erario.
Attenzione che si risolve contestualmente nella tutela di tutti gli operatori che operano con correttezza e rispetto delle regole. E contribuiscono al lineare svolgimento del servizio di accoglienza dei cittadini stranieri. Servizio che si presenta essenziale per le dinamiche sociali ma anche fortemente esposto al rischio di speculazioni e di collusioni. Pericolo sempre immanente allorquando vi è impiego di risorse pubbliche”.