Doppio accordo del Governo a tutela degli interessi dei lavoratori frontalieri italiani. Il 23 dicembre sono state formalizzate le intese con la Svizzera e con i sindacati di categoria. Ne dà notizia il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
“Italia e Svizzera hanno firmato a Roma un nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri. Sottoscritto inoltre un Protocollo che modifica la Convenzione per evitare le doppie imposizioni.
Il nuovo accordo sostituirà quello in vigore, risalente al 1974. Esso migliorerà il dispositivo di imposizione dei frontalieri e contribuirà a mantenere le buone relazioni bilaterali tra i due Paesi.
Il nuovo accordo è stato firmato dal viceministro italiano dell’Economia e delle Finanze, Antonio Misiani e dalla segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, Daniela Stoffel.
Verificata l’impossibilità di firmare il testo parafato nel 2015, quest’anno sono ripresi i colloqui tra Italia e Svizzera. Colloqui che hanno portato a modifiche del precedente progetto di accordo per una soluzione soddisfacente per entrambe le parti.
La definizione dell’accordo è stata accompagnata da consultazioni con organizzazioni sindacali e Associazione dei Comuni italiani di frontiera. Colloqui anche con le autorità dei Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese. L’entrata in vigore del nuovo accordo richiede la ratifica dei Parlamenti di entrambi i Paesi”. Gli aspetti principali sono i seguenti.
Regime ordinario – L’imposta che lo Stato in cui viene svolta l’attività lavorativa applicherà sul reddito da lavoro dipendente per i nuovi frontalieri passerà all’80%. Il 70% era previsto inizialmente nel progetto di accordo parafato nel 2015. I nuovi frontalieri saranno assoggettati ad imposizione in via ordinaria anche nello Stato di residenza, che eliminerà la doppia imposizione. Chi entra nel mercato del lavoro come frontaliere dalla data di entrata in vigore dell’accordo sarà considerato ‘nuovi frontaliere’.
Regime transitorio – Coloro che lavorano o hanno lavorato nei Cantoni dei Grigioni, del Ticino o del Vallese tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore del nuovo accordo rientrano nel regime transitorio applicabile agli ‘attuali frontalieri’.
Gli attuali frontalieri continueranno a essere assoggettati ad imposizione esclusivamente in Svizzera. La Svizzera verserà fino alla fine del 2033 una compensazione ai Comuni italiani di confine del 40% dell’imposta alla fonte prelevata dalla Svizzera. Dopo questa data, la Svizzera conserverà la totalità del gettito fiscale.
Definizione di frontaliere – Il nuovo accordo fornisce una definizione di ‘lavoratore frontaliere’. Essa include i lavoratori che risiedono entro 20 chilometri dalla frontiera e che, generalmente, rientrano ogni giorno al loro domicilio. Essa si applica a tutti i frontalieri (nuovi e attuali) a partire dall’entrata in vigore dell’accordo.
Clausola antiabuso – L’accordo contiene una disposizione finalizzata a impedire i potenziali casi di abuso in relazione allo status di ‘attuale frontaliere’.
Reciprocità – L’accordo si fonda sul principio di reciprocità.
Riesame – L’accordo sarà sottoposto a riesame ogni cinque anni. Inoltre, una clausola dispone che siano previste consultazioni ed eventuali adeguamenti periodici in materia di lavoro agile/telelavoro.
In occasione della firma dell’accordo, l’Italia e la Svizzera hanno anche effettuato uno scambio di lettere. Tanto al fine di precisare l’interpretazione di determinate disposizioni dell’accordo sui frontalieri e a garantirne la corretta applicazione. In particolare si conferma che il prelievo alla fonte è il solo metodo di imposizione applicabile ai lavoratori frontalieri.
Il testo dell’accordo, il protocollo che modifica la Convenzione per evitare doppie imposizioni, lo scambio di lettere (accordo amichevole generale) sono disponibili sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
MEMORANDUM D’INTESA – Il riconoscimento della specificità e del ruolo dei Comuni di frontiera e la riduzione del carico fiscale sui lavoratori frontalieri. Sono alcuni dei punti cardine del Memorandum d’Intesa siglato al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Sottoscrittori il vice ministro Antonio Misiani, l’Associazione Comuni italiani di frontiera e i sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil.
Al confronto per definire l’Accordo Italia-Svizzera sulla tassazione dei ‘frontalieri’ hanno partecipato anche i sindacati svizzeri Unia e Ocst.
Il Governo si è impegnato a garantire in via strutturale risorse finanziarie per i Comuni di Frontiera pari a quelle spettanti per il 2019, circa 90 milioni di euro. Allo stesso tempo garantirà il finanziamento di progetti di sviluppo economico e sociale dei territori interessati. Impegno a valere su eventuali maggiori entrate al netto dei costi delle misure previste dal Memorandum stesso.
Il Governo si è inoltre impegnato a introdurre meccanismi finalizzati ad alleggerire il carico impositivo dei lavoratori frontalieri. In particolare attraverso l’innalzamento della ‘no tax area’ per i redditi di lavoro dipendente a 10.000 euro. Prevista la non imponibilità degli assegni familiari erogati dagli Enti di Previdenza dello Stato in cui il frontaliere presta lavoro.
In aggiunta, è prevista l’istituzione, entro il primo quadrimestre 2021, di un tavolo interministeriale di confronto. La riunione sarà coordinata dal Governo. L’obiettivo è elaborare proposte in materia di sicurezza e dialogo sociale, mercato del lavoro, cooperazione transnazionale. Tanto al fine di definire uno Statuto dei lavoratori frontalieri.
Infine il Governo si impegna a convocare annualmente un incontro con organizzazioni sindacali e Associazione Comuni Italiani di Frontiera. Ciò per il monitoraggio della corretta applicazione dell’accordo firmato dai Governi di Italia e Svizzera. Ma anche sull’imposizione dei lavoratori frontalieri, delle misure previste dal memorandum e per promuovere un confronto sui progetti di sviluppo economico e sociale dei Comuni di frontiera.
Siglato Memorandum d’Intesa fra Governo, sindacati e comuni di frontiera su lavoratori frontalieri