Fa parte della schiera – sempre più corposa – di medici che interpretano la pandemia in maniera non ‘cataclismatica’ per il genere umano. Il cardiologo ed accademico Vincenzo Mallamaci, famoso anche per essere il fondatore dell’associazione internazionale Onlus ‘E ti porto in Africa’, dice: “L’Istat ha pubblicato i dati della mortalità relativa al primo trimestre 2020. Nel raffronto con gli anni immediatamente precedenti fino al 2017 non si scorgono grosse variazioni nel numero totale di decessi. E’ la conferma della bassa letalità de Covid-19 a fronte della diffusione di ‘bollettini di morte’ molto scoraggianti, come quello che lo ha paragonato alla guerra pur nella consapevolezza che le morti enumerate ogni giorno sono in attesa del preciso riscontro diagnostico in ordine alle cause”. Mallamaci, in effetti, non ha torto; sul sito del Ministero della Salute si legge infatti il seguente avviso: “A partire dal 28 febbraio il numero dei deceduti sarà confermato dall’Istituto Superiore di Sanità dopo aver stabilito la causa di morte per Coronavirus”. Per Mallamaci, allora “il Covid provoca morte soprattutto negli organismi affetti da comorbilità che avrebbero avuto questo esito anche nel contatto con altri tipi di virus”. Dice: “Il nostro equilibrio psicologico si sta smarrendo a causa delle notizie – presentate come funeste – che arrivano dal ‘fronte di guerra’”.
Detto che “l’uso dell’eparina è prassi negli ospedali”, si sofferma sulla teoria del vaccino: “La scienza afferma la trasformazione dei virus. Il Covid della Cina non è uguale a quello di Milano nè a quello di Palermo. Nel passaggio da uomo ad uomo, nel tempo, esso muta: quindi il vaccino non potrà essere universale. La protezione dal Covid dovrà allora essere naturale: penso agli anticorpi e ai linfociti prodotti da ogni essere umano. L’immunizzazione che la natura ci offre è la più efficace. Soprattutto con l’arrivo dell’estate, del caldo e con la potenza del sole, la virulenza del Covid si attenuerà. Com’è sempre avvenuto in passato”.
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