“Bibbiano? E’ un ridente paese suo malgrado diventato il modello dell’affare degli affidamenti illeciti: un business grandissimo costruito sulla pelle dei bambini; in Italia il 93% dei minori è allontanato non a causa di maltrattamenti subiti ma per la conflittualità o la inidoneità genitoriale. Quindi si afferma il concetto che l’educazione della famiglia a modelli più sani passa attraverso la punizione dell’allontanamento inflitta al bambino, sdradicato di peso e, non di rado, convinto attraverso sedazione”. Ad entrare pubblicamente nelle pieghe di una tra le vicende più oscure e dolorose degli ultimi anni in Italia è la professoressa Vincenza Palmieri, presidente INPEF – Istituto Nazionale Pedagogia Familiare oltre che perito o consulente tecnico di parte. L’11 gennaio ha così relazionato alla riunione della Norman Academy tenutasi presso la Casa dell’Aviatore – Circolo ufficiali dell’Aeronautica di Roma.
Vincenza Palmieri ha affermato: “Il fenomeno riguarda 500 mila bambini tolti a un milione di genitori, a due milioni di nonni, a due milioni di fratelli. Pensate quanti italiani sono coinvolti nel fenomeno degli affidi illeciti con allontanamento dalle famiglie di origine, con autentiche sottrazioni dei minori. Un brutto cancro della nostra società certamente non derubricabile, metaforicamente, ad un ‘raffreddore’”. Scandalo dalle non trascurabili implicazioni politiche: “Il caso-Bibbiano inciderà inevitabilmente sulle elezioni in Emilia Romagna il cui esito avrà un peso sul futuro del governo della nazione”. Quindi dice: “In Italia, questo sistema, funziona così: la famiglia in difficoltà, anche a causa del conflitto genitoriale, fa riferimento ai servizi territoriali comunali che, in forza della legge-Turco, possono essere affidati dagli Enti in convenzione a cooperative private (cooperative convenzionate sono anche quelle che si occupano dei migranti e che a Roma sono finite nello scandalo di Mafia Capitale o quelle che integrano i servizi negli ospedali). Nasce così l’iter di accoglienza del bisogno che la famiglia esprime. Quindi la cooperativa del servizio sociale rimanda e inoltra quel nucleo familiare problematico, per la valutazione di idoneità, alla funzionalmente collegata cooperativa di neuropsichiatria infantile o centro per le famiglie: anch’essa privata-convenzionata e quindi esterna al servizio pubblico. In questa sede si formalizzano le valutazioni e le perizie – ricordo 93% dei bambini è allontanato a causa della conflittualità o della inidoneità genitoriale e non per i maltrattamenti – da cui muove l’iter successivo: i ‘servizi sociali’ danno incarico alla terza cooperativa, quella degli educatori domiciliari e, infine, entra nel meccanismo la quarta operativa: la casa-famiglia”. La conclusione: “Il costo di ogni bambino portato in una casa famiglia oscilla tra i 70 e i 400 euro al giorno. Quindi anche 12mila euro al mese per tenere un bambino fuori dalla propria famiglia. Chi organizza le cooperative, quanti onorevoli abbiamo fatto sulla pelle dei bambini?”.