VIDEO – Catanzaro: arrestato magistrato. DDA: “Sentenze favorevoli in cambio di soldi e sesso”

0

Choc a Catanzaro. La Procura di Salerno – competente territorialmente – fa sapere, in uno con la Direzione Distrettuale Antimafia, di aver proceduto all’arresto, tra gli altri “di un magistrato della Corte d’Appello di Catanzaro per corruzione in atti giudiziari”. La Procura diffonde anche un lungo, articolato ed esplicativo video. Il procuratore vicario Luca Masini svela alcuni particolari della vicenda: “In data odierna personale del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Crotone, del Servizio Centrale Operativo Criminalità Organizzata di Roma (Scico) e di altri reparti delle Fiamme Gialle ha dato esecuzione ad una ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di otto indagati: sette in carcere e uno agli arresti domiciliari. Tutti gli indagati sono gravemente indiziati, a vari titolo, del reato di corruzione in atti giudiziari in alcuni casi aggravato dall’articolo 416 bis. Tra i destinatari della misura cautelare in carcere vi sono un magistrato in servizio presso la Corte di Appello di Catanzaro e un avvocato del foro di Catanzaro. Agli arresti domiciliari è finito invece un altro avvocato del foro di Locri”.
La vicenda – “Le indagini avviate nel 2018 e interamente coordinate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, hanno permesso di ricostruire una sistematica attività corruttiva nei confronti di un Presidente di Sezione della Corte di Appello di Catanzaro nonché ai ruoli apicali della Commissione Provinciale Tributaria del capoluogo di regione calabrese. Gli indagati accusati di corruzione promettevano e consegnavano al magistrato, a più riprese, consistenti somme di denaro in contante, oggetti preziosi, altri beni ed utilità – tra le quali prestazioni sessuali – in cambio del suo intervento per ottenere, in processi penali, civili e in cause tributarie, sentenze o comunque provvedimenti favorevoli a loro o a terze persone concorrenti nel reato corruttivo. In taluni casi i provvedimenti favorevoli richiesti  al magistrato erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai Tribunali del distretto di Catanzaro, provvedimenti di misure di prevenzione già definite in primi grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonché sentenze in cause civili e accertamenti tributari. Oltre al magistrato, una figura centrale del sistema corruttivo era costituita da una persona insospettabile: medico in pensione ed ex dirigente dell’Azienda Sanitaria provinciale di Cosenza”. Masini svela il meccanismo: “Costui oltre a ‘stipendiare’ mensilmente il magistrato per garantirsi l’asservimento stabile delle funzioni dello stesso, si prodigava altresì per procacciare nuove occasioni di corruzione proponendo a imputati o a parenti di imputati condannati in primo grado, nonché a privati soccombenti in cause civili, decisioni favorevoli in cambio del versamento in denaro, di beni o di altre utilità”.
Il vitalizio al politico condannato e gli esami da avvocato –  “Le azioni corruttive, documentate anche con attività di intercettazione audio e video, servivano inoltre anche a far riottenere il vitalizio a un ex Consigliere della Regione Calabria condannato alla pena detentiva di sei anni di reclusione (per reati tra l’altro di cui all’articolo 416 bis) con interdizione perpetua dai pubblici uffici e per tali motivi decaduto dal relativo assegno vitalizio per la carica rivestita. Servivano, infine, ad agevolare, per alcuni candidati, il superamento del concorso per l’abilitazione alla professione di avvocato”.
Sempre più soldi – “E’ stata altresì accertata la grave situazione di sofferenza finanziaria in cui versava il magistrato arrestato, compiutamente ricostruita sulla base di accertamenti bancari e sulla base delle conversazioni intercettate. Condizione cronicizzata ed assolutamente non risolvibile nel breve periodo che poneva il magistrato stabilmente nella necessità di procurarsi la disponibilità, oltre allo stipendio di magistrato ed ai compensi quale Giudice Tributario di somme di denaro in contanti, anche per mantenere l’elevato tenore di vita. Durante la perquisizione nella sua abitazione sono stati rinvenuti e sequestrati 7mila euro in contanti custoditi all’interno di una busta. Oltre all’esecuzione delle misure cautelari sono state disposte ed effettuate numerose perquisizioni nei confronti di altri indagati, terzi e società. Tutte le indagini sono state svolte dalla Guardia di Finanza con grande efficienza e con la massima riservatezza”.

Condividi.

Lascia un commento