VIDEO – Spaccio davanti alle scuole, 15 arresti a Salerno

0

Sono quindici le persone arrestate per spaccio di un quantitativo enorme di droga (eroina, cocaina e metadone) nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Salerno e realizzata dagli investigatori della Squadra Mobile della Polizia. Dalle rilevanze investigative – filmati e intercettazioni ambientali – emergerebbero prove dell’attività di spaccio anche davanti a luoghi sensibili (il liceo Tasso e la scuola omnicomprensiva Calcedonia) di due organizzazioni con base al rione Petrosino ed a Calcedonia strutturate su schema familiare (molti degli affiliati sono tra essi parenti, in alcuni casi anche coniugi). A svelare dinamiche e particolari sono stati Elena Guarino, PM della DDA di Salerno (la cui ricostruzione “pienamente accolta dal GIP” ha determinato l’emissione della ordinanza di custodia cautelare personale); il dirigente della Squadra Mobile della Questura di Salerno Marcello Castello che ha eseguito le catture “di quindici indagati gravemente indiziati dei reati di traffico e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti” e il Procuratore della Repubblica Vicario, Luca Masini. Che spiega: “Nel corso delle perquisizioni è stato tratto in arresto, in flagranza di reato, uno degli indagati non destinatario di misure cautelari avendo rinvenuto nella sua abitazione un bilancino di precisione e sostanze sia stupefacenti che da taglio. Le indagini dirette dalla Procura hanno permesso di ricostruire le fasi, la filiera dello spaccio e i compiti di ogni indagato all’interno dell’organizzazione. In particolare gli arrestati avevano costituito due distinti gruppi criminali con basi operative nei rioni Petrosino e Calcedonia e spacciavano cocaina, eroina e metadone sull’intera città e in Comuni limitrofi. Entrambi i sodalizi avevano organizzato un vero e proprio ‘call center’ con utenze telefoniche dedicate che riceveva le richieste di sostanza stupefacente e gestiva le successive consegne che avvenivano attraverso altri pusher i quali si spostavano come ‘fattorini’ utilizzando ciclomotori che cambiavano quasi quotidianamente per raggiungere i luoghi concordati. Alcune cessioni avvenivano direttamente al domicilio di tossicodipendenti ristretti in regime di arresti domiciliari. Per non essere scoperti, la prenotazione della sostanza stupefacente era effettuata utilizzando un linguaggio in codice: la cocaina era chiamata ‘bianco’ o ‘veloce’, l’eroina veniva chiamata ‘scuro’ o ‘lento’ il metadone veniva chiamato ‘sciroppo’. Alcuni indagati gestivano le attività illecite con l’apporto di altri familiari; alcuni arrestati sono uniti da vincoli parentali, altri sono coniugati tra loro o conviventi”. Tra le aggravanti: la “droga di pessima qualità” e “lo spaccio nella vicinanza di luoghi particolarmente sensibili”. Infine Masini spiega che “in questa occasione è scattato l’arresto differito previsto dal nuovo Codice”.

Condividi.

Lascia un commento