“Quasi metà della popolazione, più di tre miliardi di persone, vive in uno stato di povertà con meno di 2.5 dollari al giorno; di questa più di 1.3 miliardi sopravvivono in condizioni di estrema povertà con meno di 1.25 dollari al giorno”. Sono i numeri che Davide Mosca, già componente OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) presenta al convegno “Salute dei migranti – Accoglienza ed integrazione” organizzato dall’Asl di Salerno presso il convento monumentale di via de’ Renzi laddove ha sede la fondazione Ebris (European Biomedical Research). Disastri, povertà, guerre: la sua relazione sulla causa delle migrazioni parte da qui. “Poveri sono 1 miliardo di bambini, 22 mila dei quali muoiono ogni giorno. Inoltre 1.5 miliardi di persone vivono in Paesi fiaccati da conflitti che spesso non si risolvono anche a causa della mancanza di solide e riconosciute leadership morali e politiche: ciò determina che, in alcuni campi-profughi, vivano persone anche di terza generazione. Infine in 20 anni 1.35 milioni di vite si sono perse a causa dei disastri naturali che, in alcuni casi, hanno determinato la scomparsa di intere macro-aree”. Situazione che, nel particolare “genera 250 milioni di migranti – potenzialmente il quinto o sesto Paese al mondo per popolazione – dei quali il 48% è di genere femminile”. La rivelazione-choc: “Di questo 48% valutiamo che oltre la metà abbia subito violenza sessuale nel processo di migrazione: mentre prima il viaggio durava un tempo prestabilito, oggi si arriva anche a due anni in condizione di assoluta vulnerabilità. Questo perché non è possibile migrare regolarmente: il visto non viene concesso e loro sono costretti a pagare cifre esorbitanti ai trafficanti. Le politiche restrittive di esternalizzazione delle frontiere e di criminalizzazione delle ONG, sul modello australiano, mantengono il network criminale ed il suo business; le conseguenze sono che oggi la tratta dei migranti rende più dei traffici di droga e armi e che in occidente ci ritroviamo Brexit, populismi, ultranazionalismi, l’Amministrazione americana e oltre 50mila morti nel Mediterraneo dal 2000 ad oggi, con 2.848 solo nei primi sei mesi del 2017”. Partendo da questi presupposti, la proiezione è da brividi: “Migra il 3% della popolazione mondiale. Se per fine secolo quest’ultima sarà di 11 miliardi e nel corso dei prossimi 35 anni quella africana duplicherà passando da 1 a 2 miliardi senza paralleli miglioramenti dei tassi di sviluppo e sociali in loco, aspettiamoci migrazioni ben più cospicue di quelle attuali”. Mosca quindi invita a “preparasi lucidamente e metodicamente perché questo sarà il futuro: o creiamo le condizioni di accoglienza o posizioni politiche ‘tossiche’ di strumentalizzazione della paura determineranno guerre”. Ancora: “Le politiche europee determinano effetti catastrofici sul resto del mondo: la Turchia ha il maggior numero di migranti, 1 su 45 della propria popolazione; l’Europa in totale ne ha presi 1 milione, 1 su 500 di popolazione ed ha gridato al disastro; il solo Libano ne ha 2 milioni su otto di popolazione (1 su 4), l’Italia ha ne ha accolti 500mila”. Fatta l’analisi, passa alla diagnosi: “Prepararsi significa perseguire pace e sicurezza assicurando l’accesso alla sanità a tutti i migranti e sconfiggendo la paura dell’importazione di malattie. Le persone che arrivano in genere sono sane: non ci sono le ‘malattie dei migranti’; sono le condizioni in cui essi vivono che li rendono malati: essendo il morbo uguale per tutti, è su esse che bisogna agire eliminando le differenze nell’accesso ai servizi per la salute. In tal senso l’Italia è tra i pochi Paesi che garantisce cure ai migranti regolari ed anche agli irregolari rappresentando un modello mondiale in un contesto in cui le differenze sono enormi: laddove queste ultime sono marcate aumenta il pericolo; se in un Paese una fetta della popolazione è esclusa dai servizi sanitari in un momento in cui vi sono picchi di patologie infettive, è l’intera popolazione a rischio, si veda il caso-Ebola in Africa. La salute globale si garantisce non escludendo una parte di popolazione da servizi e cure”. Passa quindi all’analisi economica del fenomeno-migrazioni: “Nel 2016 le rimesse economiche a favore dei Paesi di origine sono state globalmente di 575 miliardi di dollari, di cui 429 miliardi verso quelli in via di sviluppo rappresentando il 9.1 della ricchezza nazionale in Albania, il 16.6% in El Salvador, il 22.4% in Gambia, il 23.5% in Moldavia. I migranti riversano mediamente tre volte più dell’aiuto che i Paesi di origine ricevono in maniera organizzata dagli altri Stati. In buona sostanza i soldi che inviano a casa mantengono lì i familiari che altrimenti si muoverebbero spinti dalla disperazione. I migranti non sono quindi il problema ma parte della sua soluzione”. In Italia “i migranti producono, in tasse, più di quanto ricevono: hanno pagato per le pensioni 8 miliardi mentre ne hanno ricevuti 3”. Chiude: “La migrazione è quindi inevitabile, necessaria per lo sviluppo e la pace, desiderabile se ben governata”.
Migranti, la relazione-choc: “O li accogliamo o saranno guerre”. Chiesto l’accesso di tutti al sistema sanitario – VIDEO
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