Tubercolosi, aumenta la preoccupazione nella comunità scientifica campana. Il caso del rumeno che è fuggito dall’ospedale ‘Moscati’ di Avellino, ha infettato uno studente dodicenne e suo figlio di tre anni prima di essere acciuffato dai Carabinieri e trasferito presso l’ospedale Da Procida di Salerno è solo l’ultimo di una sere che, dicono gli studiosi, sta mostrando numeri allarmanti: si è passati dalle 7 infezioni conclamate su 100mila abitanti di 3-4 anni fa alle 28-30/100mila abitanti degli ultimi due anni. Solo all’ospedale Da Procida, negli ultimi tre mesi, sono stati sottoposti a cure 10 pazienti che avevano sviluppato la malattia, di cui tre ancora ricoverati nella struttura. Tutti extracomunitari. Gli sbarchi di centinaia di migliaia di africani acuiscono un problema che, però, trova altrove la sua origine. Il pericolo è che i migranti importino in Italia altre malattie (le epatiti A e B, per esempio), ma non la tubercolosi che non è patologia endemica in quelle popolazioni. I veri ‘portatori’ di Tbc sono gli immigrati dell’est: Russia e Romania in primis, che introducono in Italia un tipo di ceppo diverso, molto resistente ed aggressivo. Virus che, oltre a potersi sviluppare nell’organismo ospite, infetta rapidamente (attraverso goccioline di saliva, colpi di tosse: quindi potenzialmente trasmissibile per strada, al bar, sui bus ecc… ) gli organismi più deboli in cui si imbatte: bambini (come nel caso di Avellino), anziani, malati (in particolare da HIV) e migranti che, come untori, immediatamente diffondono nelle proprie comunità infezioni e malattie. Da qui l’impennata di casi tra gli africani, specie tra gli ultimi arrivati. Da segnalare, in tal senso, anche il pericolo a cui sono sottoposti gli anziani che un numero sempre maggiore di famiglie italiane affida a badanti dell’est.
L’Ospedale Da Procida, il cui Direttore Sanitario è il dottore Silvestri, è centro di riferimento regionale per la Tbc: qui afferiscono pazienti anche dalle province di Potenza e della parte meridionale della provincia di Napoli. Appena la malattia viene diagnosticata, l’ospedale comunica gli estremi del paziente all’ufficio immunologico dell’Asl che avvia l’indagine necessaria a risalire ai familiari ed a tutte le persone che possono essere state a contatto. Dalla Tbc, infezione che colpisce principalmente i polmoni ed in percentuali ridotte le ossa e la vescica, si guarisce in 9 mesi; in ospedale è necessario restare 10-15 giorni. Attualmente il ‘da Procida’ gestisce 20 posti letto destinati, oltre che a questo tipo di patologia, anche ai malati di tumore al polmone, alla mammella e di bronchite cronica. Le prime tre cause patologiche di morte al mondo. La riforma sanitaria regionale, pur riconoscendo questa alta specializzazione al plesso di via Salvatore Calenda, riduce i posti letto a 8, estendibili a 12.
Intanto il rumeno – per la verità cagionevole di salute e debilitato (da qui la causa, probabilmente, dello sviluppo della malattia) sta meglio e si è convinto a curarsi. Ha rimandato di un mese il suo ritorno in Romania.