Sono accusati di omicidio, violenza sessuale, sequestro di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina i 3 cittadini nigeriani arrestati, questa mattina, dalla Squadra mobile di Agrigento.
Sbarcati a Lampedusa lo scorso 16 aprile sono stati individuati soprattutto attraverso le testimonianze dei migranti rimasti vittima della crudeltà dei tre. (Video)
Infatti, alcuni testimoni hanno descritto agli investigatori della Squadra mobile gli atti di violenza subiti durante la traversata e soprattutto nel centro di raccolta prima di essere imbarcati per l’Europa. Le accuse sono aggravate dall’associazione per delinquere, dai futili motivi e dalla crudeltà. Alcuni stralci delle dichiarazioni rilasciate rende l’idea di ciò che uomini e donne hanno dovuto subire dai componenti di questa organizzazione:
“Mio fratello, al rifiuto di potersi lavare per via di un problema alla pelle, è stato vittima delle violenze patite da parte di un giovane africano, che ho poi rivisto all’interno di questo centro di accoglienza” ….. “dopo tre giorni, a causa delle tremende ferite riportate su tutto il corpo, mio fratello *** moriva. Era il 1° novembre 2016”.
“In un’altra occasione, sempre gli stessi africani, mentre io ero intento a parlare con uno di loro, un ragazzo gambiano di nome ***, un nigeriano, su ordine di un libico, mi ha versato della benzina addosso e poi mi hanno dato fuoco”. Gli arrestati sono stati condotti in carcere a disposizione della Procura distrettuale antimafia di Palermo.
CATANIA – In data 6 maggio 2017, con il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Catania ponevano in stato di fermo di indiziato di delitto i cittadini libici ALHADI Abouzid Nouredine, (cl.1996) e GAFAR Hurun, (cl.1992), in quanto entrambi gravemente indiziati dei delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; inoltre ALHADI, veniva fermato anche quale indiziato, in concorso con altri soggetti allo stato non identificati, del delitto di omicidio volontario aggravato in danno del migrante Kellie Osman che veniva attinto da un colpo di arma da fuoco.
Alle ore 7.30 circa del decorso 6 maggio giungeva presso il Porto di Catania la nave “Phoenix“ dell’ONG “Moas” con a bordo 394 migranti di varie nazionalità ed un cadavere di sesso maschile, soccorsi nella giornata del decorso 4 maggio nell’ambito di 5 distinti eventi S.A.R., tre dei quali operati dalla predetta unità e due dalla nave “Iuventa” dell’ONG “Jugend Rettet”.
Seguendo un consolidato protocollo investigativo, realizzato d’intesa con la Procura Distrettuale, investigatori della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza avviavano, con la collaborazione della locale Sezione Operativa Navale delle Fiamme Gialle, le attività di polizia giudiziaria.
Nella tarda serata dello stesso 6 maggio, sulla scorta sia delle immagini filmate da un velivolo di supporto alla motonave “Phoenix“ e fornite da personale di bordo della medesima unità navale, sia delle dichiarazioni rese da diversi migranti, venivano individuati i predetti ALHADI Abouzid Nouredine e GAFAR Hurun quali componenti di un gruppo di trafficanti libici i quali, dopo avere fatto imbarcare i migranti su tre distinti natanti (un gommone e due barche in legno) ne avevano accompagnato la traversata a bordo di imbarcazioni in vetroresina e, giunti al limite delle acque territoriali libiche, mentre gli altri trafficanti facevano rientro verso le coste libiche, i predetti ALHADI e GAFAR salivano, rispettivamente il primo su un’imbarcazione in legno ed il secondo sul gommone confondendosi tra i migranti, successivamente soccorsi dalla nave “Phoenix”.
Secondo le dichiarazioni rese da diversi testimoni, alcuni trafficanti libici, che navigavano a bordo di un’imbarcazione in vetroresina, sulla quale vi era anche ALHADI, durante la traversata, dopo avere affiancato il gommone, avevano ordinato, in lingua araba, ai migranti di togliere i cappellini che indossavano e di rimanere seduti. Pochi istanti dopo, i migranti avevano udito un colpo d’arma da fuoco esploso da un libico non identificato che aveva attinto mortalmente uno dei migranti. Il cadavere veniva identificato dal fratello per un giovane di 21 anni della Sierra Leone di nome Kellie Osman.
Espletate le formalità di rito, i fermati venivano associati presso la casa circondariale di Catania-Piazza Lanza a disposizione dell’A.G.
Nella giornata di ieri 10 maggio, il G.I.P. del Tribunale di Catania, accogliendo pienamente la richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania – che aveva contestato ai due indagati i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nonchè favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ed al solo ALHADI Abouzid Nouredine anche il concorso in omicidio – convalidava il fermo ed applicava ad entrambi la misura della custodia in carcere.