Terni, arrestati sindaco e assessore. La Procura: “Bandi pubblici cuciti addosso alle coop sociali”

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Appalti pubblici pilotati? Non ha dubbi il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Terni, Alberto Liguori,che  comunica di aver disposto l’arresto (ai domiciliari) per il sindaco di Terni  Leopoldo Di Girolamo e per l’assessore ai Lavori pubblici Stefano Bucari – iscritti al Pd – nell’ambito di una indagine sviluppatasi su segnalazione della Squadra mobile della Questura di Terni con il contributo investigativo del Nucleo di Polizia Tributaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza. Gli appalti pubblici finiti nel mirino degli investigatori sono: la manutenzione ordinaria del verde pubblico sia in città che ai cimiteri urbani; la gestione dei servizi cimiteriali; la gestione dei servizi turistici presso l’area della cascata delle Marmore, predisposti e gestiti dall’attuale giunta municipale.  “Il quadro emerso – scrive Liguori – permette di far luce sulla illecita gestione della cosa pubblica negli anni a cavallo tra il 2011 e il 2016 che, in luogo delle regole della libera concorrenza finalizzate alla scelta del miglior contraente, è stata improntata all’alterazione delle regole di mercato secondo un sistema illegale finalizzato a favorire le medesime cooperative sociali di tipo B. Il percorso criminale ha trovato completamento nell’illecito frazionamento dell’importo d’asta in modo da eludere le prescrizioni del Codice degli Appalti e le norme comunitarie vincolanti che impongono la scelta attraverso una gara degli appaltatori e non consentono l’individuazione del contraente con l’utilizzo dei bandi modellati su di essi (bando fotografia). Il risultato previsto e concordato delle irregolarità era l’aggiudicazione dell’appalto alle medesime cooperative sociali. In particolare, l’Amministrazione al fine di far conseguire l’appalto pubblico sempre allo stesso contraente, in violazione delle prescrizioni dell’Anac e delle annotazioni di alcuni responsabili  del settore servizi pubblici del Comune di Terni, ha predisposto gli appalti ad importo frazionato in più tranche in modo da evitare l’asta pubblica ed assegnare i lavori con la procedura negoziata (consentita solo per lavori di modesto importo) alle cooperative di tipo B preventivamente individuate nel bando con previsioni che solo le dette cooperative avevano. Infatti, una volta fraudolentemente ridotta la base d’asta sotto soglia comunitaria, l’Amministrazione ha potuto liberamente ed in maniera riservata negoziare con le sole cooperative sociali di tipo B operanti in terni e provincia, già munite nell’atto costitutivo del requisito previsto dal regolamento comunale del 2013 dell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Il meccanismo fraudolento ha trovato completamento criminale nel senso che l’Amministrazione ha favorito sempre le medesime cooperative facendo ricorso, alternativamente ed ingiustificatamente, alla proroga degli appalti scaduti ed alla procedura in economia e/o all’affidamento diretto anziché bandire una gara nuova, adducendo motivazioni apparenti e pretestuose, sempre attraverso il frazionamento dei lavori in piccole commesse tali da eludere la norma primaria, così continuando a garantire, a volte anche per oltre cinque anni consecutivi, la gestione del contratto al medesimo raggruppamento di cooperative sociali (costituite in ATI, ovvero Alias, Ultraservizi, Gea e Asso). La vicenda ha visto protagonisti sia la componente politica che quella tecnica del Comune di Terni: la prima con i ruoli assegnati al sindaco ed all’assessore ai Lavori pubblici di promotori ed organizzatori del sopra descritto disegno criminoso; la seconda per bandi ‘cuciti’ addosso alle cooperative sociali di tipo B, le uniche titolate a vestire il prodotto sartoriale come sopra confezionato”.

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