Di seguito la lettera, intrisa d’amore, inviata a laDenuncia.it da Abramo Zampella. Il suo è un dignitoso appello alla solidarietà che ci sentiamo di condividere e che, volentieri, divulghiamo.
Gentile Direttore,
le scrivo sperando che lei ci aiuti e pubblichi il nostro appello nella speranza che qualcuno leggendolo finalmente ci aiuti. In un paese che preferisce dimenticarsi di chi è in difficoltà, dove in molti preferiscono togliersi la vita, io ho deciso di combattere! Certe volte vale la pena andare alla ricerca di un piccolo miracolo e la nostra storia ne è la prova. Da tanto anni oramai sono alla ricerca di un sogno, anche se questa guerra da anni ci vede perdenti. Purtroppo si preferisce dimenticare chi soffre ma mia figlia mi ha insegnato a combattere e a non arrendermi ed è a lei che devo questo: ci devo provare per lei che è la nostra gioia, la forza che ci fa andare avanti, regalo più bello non avremmo potuto desiderare, capace con la sua determinazione, con la sua costanza, con il suo coraggio di insegnarci qualcosa di meraviglioso ogni giorno. Forse della nostra lotta, del nostro non volerci arrendere, si potrebbe fare un film o un libro. Mi chiamo Abramo Zampella, 44enne di Caivano, un paese in provincia di Napoli, e sto chiedendo con tutte le mie forze una cosa semplice: poter lavorare ma non per me, perché l’aspetto più importante della questione è un altro: alla base di questo desiderio c’è la necessità di provvedere alle cure di una bambina di 8 anni, di mia figlia Serena, che lotta contro la distrofia muscolare di Becker, una malattia caratterizzata da degenerazione delle fibre muscolari, che limita i suoi movimenti e fa sì che debba essere aiutata a compiere anche i più piccoli gesti quotidiani.
Affinché le sue condizioni non vengano compromesse in maniera maggiore, Serena segue terapie riabilitative ed effettua tanti controlli che le fanno perdere ore di scuola; eppure è una bambina determinata e fa sempre di tutto per recuperare e non restare indietro rispetto ai suoi compagni. io e mia moglie Anna da anni giriamo per ospedali e non perdiamo la fiducia nei progressi della ricerca scientifica, ma la situazione è crollata alla fine del 2013, quando ho perso il lavoro e non sono più riuscito a trovare un’occupazione: mi sono accorto cha all’età di 44 anni sono giovane per andare in pensione ma vecchio per il mondo del lavoro e così sono diventato un dimenticato.
Tutto è reso poi ancora più difficile dal fatto che la legge 104/92 prevede dei permessi retribuiti per i genitori di figli con gravi disabilità e quella che dovrebbe essere una sacrosanta tutela finisce per scoraggiare le aziende dall’effettuare un’assunzione.
Ma nonostante tutto io non mi arrendo e chiede aiuto:date una possibilità a Serena!! Non posso accettare di gettare la spugna nonostante il fatto che, oltre ad aver inviato curricula alle agenzie interinali, mi sia già rivolto invano alle Amministrazioni di Caivano e di Napoli, appelli su giornali e tv locali e nazionali, radio e abbia anche istituito una petizione online per Serena su change.org. Dopo tutto questo, anche se a Caivano (Na) tutti sanno di noi, invece che darci almeno vicinanza e calore umano preferiscono girarsi dall’altra parte: questo la politica come la chiesa. Solo tanta indifferenza, abbandonati nel frattempo da amici e famiglia, a tutti vorrei ricordare che la disabilità non è contagiosa ma è qualcosa di bello. Insomma siamo soli. Sono deluso perchè non sono ancora riuscito a trovare quell’anima buona che mi offra un lavoro e ci permetta di tornare nel nostro anonimato a combattere la sola malattia, sto facendo tutto quello che è nelle mie possibilità da persona perbene, anche se mi sento avvilito dall’indifferenza di tutti che è forse la più brutta delle malattie rare, a cui forse non si troverà mai una cura. Questa mancanza di forza che necessariamente sta prendendo il sopravvento sulla voglia di farcela è anche dettata dal fatto che in questi anni stiamo andando avanti solo con i nostri risparmi, che sarebbero dovuti servire a Serena per un suo ‘domani’; questo è un pensiero che ci fa stare male perchè ovviamente non saranno eterni e non possiamo non chiederci come sia possibile che ad oggi non esista niente che tuteli un genitore di un minore disabile nel momento in cui venga a perdere il lavoro, unica fonte di reddito per la famiglia.
L’unica cosa che io e Anna vorremmo è la possibilità per Serena di poter fronteggiare i propri problemi in un ambiente sereno e non bersagliato da ulteriori difficoltà che esulano dalla sua malattia. Spero di riuscire a trovare qualcuno che mi permetta, attraverso il lavoro, di poterle assicurare un futuro con meno pensieri anche quando noi non ci saremo più. Chiedo una possibilità non per noi, ma per Serena. Noi abbiamo fede e speriamo che questo appello prima o poi verrà finalmente raccolto. Se qualcuno nella nostra zona di residenza o in aree che si trovano nelle vicinanze di strutture adatte alle cure di Serena è disposto ad offrirmi un lavoro, questo è il recapito di riferimento: 3338007822. Grazie.