SALESIANI. POVERTA’ DI VOCAZIONI, CHIUDE L’ISTITUTO DELLE SUORE DI MARIA AUSILIATRICE AL CARMINE

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“E’ sempre col cuore stretto che l’Ispettrice, in questo caso suor Mara Tagliaferri, insieme al Consiglio ispettoriale, perviene a una tale decisione. Vorremmo poter disporre di un adeguato numero di Figlie di Maria Ausiliatrice per continuare a rispondere alle numerose richieste, specialmente in ambito educativo, ma questo desiderio deve indietreggiare dinanzi alla concreta situazione che costringe a scelte sofferte, ma inevitabili”. Sono queste le parole della Superiora generale, suor Yvonne Reungoat in risposta ad una lettera che il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli aveva indirizzato alla stessa per scongiurare “la fine dell’attività svolta, a Salerno, dalle Suore di Maria Ausiliatrice dell’Istituto Femminile inserito nel grande complesso dell’Opera Salesiana che, per essere profondamente radicata nel territorio da sempre, dà il suo nome all’intero quartiere Madonna del Carmine e S.Giovanni Bosco”.

Dopo una visita all’Istituto da parte del sindaco con il consigliere comunale Sara Petrone, seguito da un incontro con l’assessore alle Politiche Sociali, Nino Savastano “ci facciamo portavoce – si legge ancora nella lettera a firma del primo cittadino – della profonda apprensione dell’intera cittadinanza per il grave impoverimento del venire meno della preziosa attività educativa. Il quartiere non sarà mai più lo stesso senza la presenza delle Suore di Maria Ausiliatrice”.

La risposta della Superiora generale, però, è stata chiara: “Nessuno vorrebbe mai eliminare una presenza e un presidio educativo. Il cuore è sempre dolorante nel doverlo fare. Scelte di questo tipo giungono dopo un accurato discernimento. Il processo di ristrutturazione, avviato nelle Ispettorie italiane da alcuni decenni, porta a volte a dolorosi ridimensionamenti e anche alla chiusura di una presenza. Questo non per mancanza di apertura al futuro o per volontà di abbandonare una realtà territoriale che, a Salerno, è veramente ricca e variegata, ma per povertà di vocazioni”.

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