Diario Civile – Marcello Torre
"Carissimi, ho intrapreso una battaglia politica assai difficile, temo per la mia vita". Marcello TorreMartedì 21 marzo nella "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie" alle 21:10 "Seduto su una polveriera. Storia di Marcello Torre" #RaiStoria , ch. 54 dt.
Pubblicato da Rai Storia su Domenica 19 marzo 2017
L’impegno civile di Marcello Ravveduto porta sul piccolo schermo il documentario “Seduto su una polveriera – Storia di Marcello Torre”. Il docu-film andrà in onda su Rai Storia, nel ciclo “Diario Civile”, martedì 21 marzo. Lo rende noto lo stesso Marcello Ravveduto sulla sua pagina Facebook. La sceneggiatura è di Alessandro Chiappetta, la regia di Alessandra Bruno. Gli autori hanno ricostruito la vicenda a partire dalla biografia “Il sindaco gentile. Gli appalti, la camorra e un uomo onesto. La storia di Marcello Torre” (Melampo, 2016) scritta proprio da Ravveduto.
Dal comunicato stampa della Rai:
“Il 23 novembre 1980, un terremoto violentissimo sconvolge gran parte del sud Italia, facendo quasi tremila vittime e causando 280mila sfollati. A essere colpito anche Pagani, un paese nel salernitano, dove è sindaco l’avvocato Marcello Torre. Torre è in mezzo alla gente la notte della scossa, a coordinare i primi soccorsi, e sarà in prima linea per i giorni successivi al sisma. Si opporrà fermamente alle infiltrazioni criminali negli appalti per la ricostruzione e il suo impegno civile e contro la criminalità organizzata gli costerà caro: sarà ucciso l’11 dicembre 1980, neanche un mese dopo il terremoto, da uomini legati a Raffaele Cutolo… Il torto di Marcello Torre era quello di non voler “gonfiare” le cifre dei senzatetto impedendo di fatto l’arrivo di cospicui finanziamenti alle imprese. “Non siamo l’Africa – diceva – abbiamo bisogno di tecnici per far rientrare i cittadini nelle case, non di soldi e beni di prima necessità”. Torre era un avvocato conosciuto e apprezzato, che difendeva anche boss della camorra invisi a Cutolo e questo suo incarico ha portato gli inquirenti, per lungo tempo, su una strada sbagliata, pensando a un delitto di stampo camorristico. Invece, come i processi hanno dimostrato, Torre fu ucciso per il suo impegno contro la camorra e il malaffare politico che gravitava attorno ai clan salernitani e napoletani. Il sindaco aveva più volte fatto capire di essere in pericolo per aver annunciato appena eletto che avrebbe governato in modo indipendente, senza lasciare entrare in Comune affaristi e uomini legati ai clan. ‘Sono seduto su una polveriera’, disse in più di una occasione”.