Body building. I Carabinieri sequestrano 5mila confezioni di sostanze dopanti: 13 arresti e 98 denunce. Ad aprile la morte di due atleti

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La legge n. 376/2000 ‘Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping’ consente al Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, mediante l’impiego su tutto il territorio nazionale di Carabinieri abilitati ‘Ispettori Investigativi Antidoping’, di svolgere una costante ed incisiva attività di contrasto all’uso di sostanze dopanti tra gli atleti amatoriali e professionisti. In particolare, la Sezione Antidoping del Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute e i Nas, all’esito di mirata attività info-investigativa, individuano le discipline sportive da controllare e richiedono alla ‘Nado Italia’ l’emissione dei relativi provvedimenti.

“Tali attività – comunica il Ministero della Salute – nell’ultimo biennio hanno consentito di controllare più di 350 competizioni sportive, trarre in arresto 13 persone e denunciarne 98, nonché sequestrare quasi 5.000 confezioni di sostanze dopanti di varia tipologia, per un valore complessivo pari a euro 7.472.312. La Sezione Antidoping, all’indomani del decesso e del ricovero – nel mese di aprile 2016 – di due body builders a seguito di assunzione di sostanze dopanti in occasione di una gara in programma in Puglia, ha intensificato i servizi in tale disciplina sportiva, effettuando specifici controlli antidoping in particolare in occasione di alcune manifestazioni sportive di body building di livello nazionale, tra le quali quella svoltosi a Bari nel giugno 2016. Tali competizioni erano organizzate da una federazione affiliata ad un Ente di Promozione Sportiva riconosciuto, presupposto che ha consentito – per la prima volta in assoluto nella specifica disciplina – l’effettuazione dei controlli antidoping. Nei corso dei citati controlli effettuati in Bari in collaborazione con i medici sportivi, su 24 atleti professionisti individuati per essere sottoposti ai test, solo 3 di essi (due femmine e uno maschio) acconsentivano. Le analisi cliniche, eseguite presso il Laboratorio Antidoping della Federazione Medico Sportiva di Roma, hanno stabilito la ‘positività’ al doping di tutti e tre gli atleti partecipanti alla competizione sportiva svoltasi in Bari nel giugno 2016, per avere gli stessi assunto sostanze dopanti quali agenti anabolizzanti, modulatori ormonali e metabolici, sostanze stimolanti come la cocaina, nonché diuretici ed agenti mascheranti. All’esito degli accertamenti svolti (perquisizioni, interrogatori) la Procura della Repubblica di Bari, P.M. Angela Maria Morea, (venerdì scorso, ndr) ha dichiarato la conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei tre atleti riscontrati positivi al doping contestando loro il reato di cui all’articolo 9, commi 1, 3 (lett. C), 5 e 6 della legge 376/2000 per avere gli stessi quali atleti tesserati per un Ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI, partecipato a manifestazioni sportive assumendo, in assenza di condizioni patologiche che ne giustificassero l’uso, sostanze dopanti idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo e, comunque, vietate in costanza di competizioni sportive e, in taluni casi anche al di fuori  di competizioni sportive. Ai tre atleti è stata altresì contestata l’aggravante che prevede l’interdizione permanente dagli uffici direttivi del CONI, delle federazioni sportive nazionali, società, associazioni  ed Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI”.

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