Arriva a Napoli il nuovo questore Antonio De Iesu. 61 anni, napoletano, è stato già alla guida dell’Ufficio prevenzione generale e questore vicario a Napoli e, più di recente, era stato questore a Salerno. Un ritorno in via Medina, non una new entry. “Auguriamo al Questore De Iesu un benvenuto caloroso con tutta la stima che merita” dichiara Giulio Catuogno segretario generale Coisp Napoli. “Non possiamo che essere d’accordo con il questore De Iesu, quando dichiara che a Napoli dominano bande di giovani pronti a tutto. Questa è la realtà e noi come organizzazione sindacale da tempo sosteniamo che il crimine in città è cambiato, è avvenuta una mutazione sempre più pericolosa e, se da un lato sono cresciuti i reati predatori e lo spaccio, dall’altro ci troviamo a dover combattere contro organizzazioni criminali sempre più fluide, quasi liquide. Organizzazioni che grazie alle moderne tecnologie talvolta riescono ad avere una azione più scattante e rapida rispetto a quella dello Stato. Siamo certi che il Questure De Iesu farà il suo meglio per valorizzare l’operato della Polizia di Stato, proprio perché ognuno di noi è professionista specializzato nel settore ma sappiamo anche che già ogni donna o uomo della Polizia di Stato a Napoli dà il massimo con gli scarsi mezzi offerti dallo Stato”
“I problemi della metropoli partenopea” sottolinea Catuogno “sono simili a quelli di tante altre realtà europee, noi in più ci troviamo ad affrontare una camorra che ha cambiato metodi operativi, il grande business della droga è di difficile controllo, se poi si aggiungono le lotte di potere tra clan combattute sempre più spesso tra vicoli e piazze ci rendiamo conto di lavorare in un territorio incandescente dove in un solo anno sono state sequestrate oltre mille armi da fuoco, poco meno di trentamila munizioni e diversi chili di esplosivo. Il fatto grave è che le Forze dell’Ordine riescono ad intercettare è una minima parte di ciò che invece c’è in città”.
“Siamo ormai dinnanzi ad una azienda del crimine sempre più difficile da smantellare, ogni fermo o arresto corrisponde esclusivamente ad un cambio di ruoli dentro una banda che spesso si organizza attraverso social e moderne tecnologie di comunicazione. A Napoli non serve una stretta sulla sicurezza ma agenti ed operatori formati a combattere il crimine anche attraverso l’ascolto ed il monitoraggio della realtà virtuale. Dinnanzi ad una realtà sempre meno consolidata e sempre più veloce, non sarà certo una Volante in più o una pattuglia ad averla vinta. Urge maggior lavoro di intelligence, serve formazione e mezzi. Nel nostro territorio il pusher di quartiere è italiano, possibilmente senza trascorsi di dipendenze, difficile da scovare se non dopo attente e minuziose indagini; in altri luoghi il tutto è più semplice, lo spaccio è lasciato a migranti o a tossicodipendenti. Da noi invece dietro ogni pusher c’è una banda che gestisce il territorio: persino dietro furti, rapine, scippi ed altre attività da strada c’è una organizzazione, un crimine che si fa azienda e produce fatturato è molto più complesso da scardinare ed ora come ora gli strumenti in mano alla Polizia di Stato sono troppo contingentati. Siamo dinnanzi ad un progetto criminale intelligente e scaltro capace di coinvolgere i giovani regalando il sogno del guadagno facile. Progetti criminali di tale portata sono da sconfiggere al più presto. Tutto questo si può fare con maggiore formazione degli operatori e con nuove strategie da mettere in campo.” Conclude Catuogno.