Per comprendere meglio il degrado provocato dalla cattiva gestione delle attività estrattive e dal numero sempre costante di siti in attività sono emblematici, per Legambiente, alcuni casi che coinvolgono tutto il territorio italiano. In Campania il Rapporto fa riferimento a Caserta. Legambiente scrive nel rapporto-cave 2017: “317 cave abbandonate, 59 chiuse, almeno 26 abusive e 46 autorizzate: sono questi i numeri sulle attività estrattive nei 104 comuni che compongono la provincia di Caserta che detiene cosi il triste primato sia per numero di cave presenti sia per la pressione che tali attività generano sul territorio. In questa Provincia è presente una cava ogni 5,8 chilometri quadrati, più del doppio rispetto alla densità del resto della Regione. Per rendersene conto basta osservare lo stato dei monti Tifatini, nell’area fra Capua e Maddaloni, una zona già nota come ‘La città continua’, oggi profondamente segnata dai 20 siti estrattivi presenti, con fronti di cava enormi, visibili da ogni punto della città. Come la cava della Cementir a Maddaloni, a cui nel 2010 è stata concessa una proroga ventennale per l’estrazione di 9,5 milioni di metri cubi di calcare, attualmente finito in Tribunale per l’opposizione di molte Associazione fra cui anche Legambiente Caserta in quanto l’area è soggetta a numerosi vincoli ambientali, archeologici, paesaggistici ed idrogeologici. Il problema paesaggistico non è dunque l’unico elemento di evidenza: ad esso si aggiunge l’influenza dei clan camorristici che proprio dalle attività estrattive fanno il punto di partenza per i loro traffici legati al ciclo del cemento e a quello dei rifiuti. ‘In Campania e nella provincia di Caserta’, recita a tal proposito il testo della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti del febbraio 2013 ‘il problema è particolarmente sentito per l’elevato numero di cave e per il massiccio utilizzo illecito che negli anni ne è stato fatto [..] Cave abusive, città abusive, discariche abusive: nella regione Campania ed in particolare nella provincia di Caserta ogni segmento connesso con l’utilizzo delle risorse naturali ed ambientali attiva ed alimenta un ciclo illecito, in relazione al quale straordinari sono gli interessi delle organizzazioni criminali’. Alle 20 cave di cui 7 in attività infine si aggiungono le problematiche relative ai due cementifici (Moccia e Cementir) le cui strutture, altamente incidenti sulla qualità dell’aria, sono saldate al tessuto urbano di Maddaloni e Caserta, posti a circa 500 metri di distanza l’uno dall’altro, e a poche centinaia di metri dal sito in cui dovrebbe sorgere il nuovo Policlinico della seconda Università di Napoli”.
Ancora: “I carabinieri del NOE nei mesi scorsi hanno messo alla luce un traffico di rifiuti attraverso la predisposizione di falsi documenti di trasporto e falsi certificati di analisi nel Comune di Giugliano. Oltre 250 mila tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente in due cave nel cuore della Terra dei Fuochi e 14 persone tra imprenditori e professionisti agli arresti domiciliari, un consolidato sistema e soprattutto un enorme danno ambientale. Di conseguenza sono state sequestrate anche le due cave di Giugliano oltre ai mezzi di diversi ditte, aree di stoccaggio di rifiuti ed impianti. Presso una delle cave sequestrate, autorizzata ad effettuare operazioni di ricomposizione ambientale, in realtà venivano smaltiti i rifiuti provenienti da demolizioni di edifici della città e provincia di Napoli senza essere sottoposti a processi di separazione, vagliatura e macinazione mediante apposito impianto, peraltro in una zona a rischio idraulico, così come individuata dall’autorità del bacino nord occidentale della Campania. Situazione simile nell’altra cava con la differenza che in questo caso i rifiuti provenienti dalle demolizioni venivamo miscelati con la pozzolana prodotta nella cava, rivendendone il prodotto ad un’industria della provincia di Caserta, produttrice di laterizi e cemento. I controlli hanno infatti stabilito come i mattoni, destinati all’edilizia civile, presentassero una particolare fragilità”.