Sono poco meno di 4.800 le cave attive in Italia, più precisamente 4.752 le cave aperte in Italia rilevate dal Rapporto di Legambiente. Rispetto ai monitoraggi effettuati negli anni passati (2010, 2012 e 2014), si evidenzia un calo del 20,6%. Sono invece 13.414 le cave dismesse o abbandonate nelle Regioni in cui c’è un monitoraggio. Un dato impressionante considerando che solamente una piccola parte è destinata a vedere un concreto ripristino ambientale e che al totale è necessario aggiungere le cave abbandonate del Friuli Venezia Giulia, dove non è presente un monitoraggio, ma anche di molte altre Regione dove il dato non risulta accurato o non aggiornato, come nel Lazio ed in Calabria. Considerando anche queste realtà si arriva sicuramente a un numero di circa 14mila cave dismesse o abbandonate nel nostro Paese. Tra le Regioni che presentano un maggior numero di aree destinate alle attività estrattive si trovano Lombardia, Sicilia, Puglia, Piemonte, Veneto e Toscana, tutte con almeno 380 cave attive presenti. Esistono poi nello specifico realtà territoriali particolarmente critiche per la concentrazione di numerose aree di estrazione, come in Campania dove circa l’80% è situato nelle province di Caserta e di Napoli. Agli ultimi posti per cave in funzione, tutte sotto i 100 siti, si trovano le Regioni con minore estensione: Umbria (83 cave), Friuli Venezia Giulia (64), Basilicata (63), Molise (52), Campania (48, con un calo enorme motivato dalla interruzione delle attività estrattive in molti siti e per lungo tempo a causa della crisi economica e del settore edilizio) e Valle d’Aosta con 31 cave attive. Per le cave dimesse è sicuramente grave la situazione di 6 aree su tutte. Si tratta di Lombardia, Puglia, Toscana, Provincia di Trento, Veneto e Marche, tutti territori dove il dato supera le 1.000 cave, ma addirittura in Lombardia arriva a quasi 3.000 cave dimesse o abbandonate ed in Puglia ad oltre 2.500. Anche in questa edizione del Rapporto sulle attività estrattive non si è in grado di fornire il dato completo a livello nazionale a causa delle mancanze di alcune Regioni come il Friuli Venezia Giulia, ma come detto anche per la non accuratezza di alcuni rilevamenti. Se la quantità di torba estratta in Italia può essere ritenuta trascurabile e riferita praticamente alla sola Provincia di Bolzano, i dati rilevati per il calcare risultano sicuramente più impressionanti, nonostante un calo sensibile negli ultimi anni, collegata alla minore richiesta di produzione di cemento. Si tratta infatti di oltre 22 milioni di metri cubi. Tra le Regioni con maggiori quantità cavate si ritrovano Molise, Lazio, Campania, Umbria, Toscana e Lombardia, che superano singolarmente quota 1,5 milioni di metri cubi. La Regione Campania rilascia le autorizzazioni estrattive escluse per le aree soggette a vincolo paesistico e archeologico, per i parchi e le aree protette, SIC e ZPS; per i Comuni privi di piano regolatore e allorquando i nuclei abitati si trovano a 500 metri dal sito estrattivi.
SANZIONI – Quali sanzioni applica la regione Campania a carico dei trasgressori? Eccole: per coltivazione illegale ed attività di ricerca non autorizzate da 3.000 a 10.000€; per inosservanza delle prescrizioni da 500 a 2.500€; per omessa o errata comunicazione dei dati statistici: da 500 a 1.500€.