Insegnamento seconda lingua, Italia tra gli ultimi Paesi europei

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Conoscere una o più lingue straniere oggi è fondamentale. Un lasciapassare indispensabile per farsi strada nell’impervio mondo del lavoro. Ma su questo fronte l’Italia non se la cava bene. Prendendo infatti in esame i Paesi dove gli studenti della scuola secondaria imparano due o più lingue, noi siamo in coda alla classifica.

A renderlo noto, sul sito www.idealista.it, è un rapporto di Randstad, agenzia specializzata in ricerca, selezione, formazione di risorse umane e somministrazione di lavoro, sulla base di dati Eurostat.

A guidare la classifica ci sono Paesi come la Finlandia, la Repubblica Ceca, la Francia e il Lussemburgo, che hanno tassi superiori al 94%. Altri Paesi come la Svezia, la Croazia e il Belgio registrano un valore che supera l’80%. E in tutta l’Unione europea la media è di circa il 50,3%. Sul lato opposto ci sono l’Irlanda (7,6%), il Portogallo (5,3%), il Regno Unito (4,4%) e la Grecia (3,5%). Con l’Italia e la Spagna piazzate tra la percentuale della media europea e quella dell’Irlanda.

Nel caso del Regno Unito e dell’Irlanda la bassa percentuale è motivata dal fatto che l’inglese rappresenta la lingua madre, dando ai professionisti dei due Paesi una maggiore mobilità internazionale e riducendo la necessità di imparare nuove lingue per l’accesso al mercato del lavoro.

Secondo Randstad, “la conoscenza di una seconda lingua straniera è un elemento chiave nel processo di selezione. Le possibilità di ottenere un posto di lavoro aumentano in modo esponenziale in tutti i profili, anche tra i dirigenti”.

In un mondo sempre più globalizzato, le aziende non competono solo con quelle presenti nella stessa città o nello stesso Paese, ma anche con altre organizzazioni internazionali. E diventa sempre più importante poter gestire il personale in altre lingue diverse da quella madre.

Le probabilità di ottenere un impiego sfiorano il 40%

Secondo lo studio, la conoscenza delle lingue aumenta del 37% le probabilità di ottenere un impiego. Il motivo? La capacità di sviluppare l’attività in diverse lingue è una delle esigenze che negli ultimi anni è maggiormente aumentata nel mondo del lavoro.

Randstad ha spiegato: “L’orientamento verso un mercato del lavoro globale e la crescita del commercio internazionale hanno fatto sì che questa capacità sia uno dei requisiti fondamentali richiesti dalle aziende quando si selezionano i migliori talenti”.

Randstad ha sottolineato che il 26% delle offerte presenti attualmente nel mercato del lavoro richiede la conoscenza di una lingua straniera, l’inglese è quella più richiesta. Le altre lingue molto apprezzate dalle aziende sono il francese, il tedesco e, in questi ultimi anni, il cinese e l’arabo, soprattutto quando si parla di commercio internazionale e di internazionalizzazione delle imprese.

Quando si tratta di ricerca di dirigenti o profili di responsabilità, la percentuale di offerte dove è richiesta la conoscenza di diverse lingue arriva al 70%.

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