Foibe: l’Italia ricorda la vergogna, non il rifiuto dei 350mila profughi – 2 VIDEO

0

“Sfumature d’Istria, onde di Trieste, profumi di Zara e colori di Dalmazia: chi scappò lasciò tutto… Tornarono nella propria Patria esuli con la morte negli occhi ma con l’orgoglio di aver combattuto con l’Italia nel cuore!”. Neanche, forse, i nonni della ragazzina dell’Istituto comprensivo di Siano (Salerno) erano nati quando ciò narrato, con voce ferma e forte dall’allieva, accadeva: 350 mila profughi cacciati dalle proprie case dell’Istria e della Dalmazia dalle truppe comuniste di Tito. I riottosi ed i prigionieri, invece, destinati a scomparire (vivi o morti poco importava) nelle Foibe, fessure carsiche profondissime. Chi sa, chi ha visto, ha raccontato scene agghiaccianti. “Per risparmiare i proiettili gli italiani venivano legati mani e piedi tra essi e disposti in maniera orizzontale sul bordo della Foiba. Un colpo alla nuca al primo della fila il cui corpo esanime cadendo nel precipizio con il suo peso trascinava, uno ad uno, tutti gli altri”. Oggi, a pacificazione avvenuta (ne è convinto il Prefetto Salvatore Malfi), l’Italia ricorda quella vergogna. Con essa, però, andrebbero ricordati anche gli atteggiamenti di rifiuto all’accoglienza a beneficio degli italiani profughi. In Prefettura a Salerno, Malfi parla ai ragazzi della Giornata della Memoria e di quella del Ricordo. Nobilmente dice “Non vi sono una storia di serie A ed una di serie B”; subito dopo, molto meno nobilmente, afferma: “Nemmeno però i fatti sono tutti uguali…”.

Condividi.

Lascia un commento